Erbe officinali della Sardegna: un viaggio tra natura e salute

Erbe officinali della Sardegna: un viaggio tra natura e salute

Alla scoperta delle piante officinali sarde, un patrimonio naturale unico e prezioso

Elicriso, mirto, ferula e timo selvatico sono solo alcune delle meravigliose erbe officinali che punteggiano il territorio isolano, racchiudendo non solo incredibili proprietà terapeutiche, ma anche un importante pezzo del ricco e variegato panorama culturale e gastronomico locale.

Sin dalle epoche più remote, l’uomo ha stabilito un legame profondo con il mondo vegetale, imparando a riconoscerne virtù e potenzialità non solo in termini alimentari, ma anche terapeutici e simbolici. In questo contesto, le erbe officinali rappresentano un esempio particolarmente affascinante di come la natura possa offrire risposte efficaci ai bisogni dell’essere umano, che nel corso dei millenni ha saputo intrecciare saperi ancestrali, osservazione empirica e tradizione popolare per creare un sistema di conoscenze capace di trasformare “semplici” varietà botaniche in preziosi alleati per la cura di mente e corpo. Un patrimonio di inestimabile valore che ha assunto forme diverse in diverse parte del globo, e che in Sardegna si è espresso con particolare intensità e originalità.

Grazie alla sua posizione geografica isolata, al suo clima mediterraneo, mite e piacevole durante tutto l’anno, e alla straordinaria varietà di ambienti naturali, dalle coste rocciose ai boschi dell’entroterra, dagli altipiani aridi alle vallate più umide, l’antica isola di Ichnusa custodisce infatti una biodiversità vegetale tra le più ricche del bacino mediterraneo, che ha favorito nel corso del tempo lo sviluppo e la conservazione di specie aromatiche e officinali uniche nel loro genere.

Queste, raccolte a mano con cura e utilizzate secondo pratiche tramandate di generazione in generazione, inizialmente soltanto in forma orale e solo in un secondo momento scritta, ricoprirono a lungo -e ancora oggi, in parte, ricoprono- ruolo centrale nella medicina popolare sarda, offrendo rimedi naturali per una vasta gamma di disturbi e malesseri, da comuni fastidi quotidiani, come mal di testa, dolori muscolari e disturbi digestivi, a condizioni più complesse come le affezioni respiratorie o le infezioni cutanee.

Ad esempio, l’iperico era utilizzato per lenire ferite e ustioni, mentre l’elicriso trovava impiego nel trattamento di tosse e bronchiti. Allo stesso modo, piante come il finocchietto selvatico e il timo erano apprezzate per le loro proprietà digestive e depurative. Ancora, in campo estetico le preparazioni a base di rosmarino e lavanda, venivano usate come tonici per la pelle e per stimolare la crescita dei capelli, mentre le proprietà astringenti della salvia venivano sfruttate per la cura di pelle grassa e acne, spesso intrecciandosi con complessi rituali di bellezza.

Al tempo stesso, accanto alle conoscenze erboristiche, spesso appannaggio esclusivo di guaritrici, levatrici e anziani dei villaggi, si sviluppò una dimensione più spirituale e rituale dell’uso delle erbe, in cui la natura non era semplicemente funzionale, ma abitata da forze invisibili da rispettare, onorare e invocare. Ancora oggi, nonostante l’avvento della medicina moderna e dei prodotti farmaceutici di sintesi, molte di queste pratiche sono sopravvissute -seppur in forme rinnovate- e suscitano un interesse crescente sia da parte di studiosi, botanici e terapeuti, sia tra coloro che cercano un approccio più consapevole, naturale e sostenibile alla salute e alla cura del corpo.

In un momento storico in cui la connessione con l’ambiente naturale appare sempre più fragile e compromessa, riscoprire il valore delle erbe officinali, e in particolare di quelle che crescono spontaneamente in luoghi poco contaminati come l’entroterra sardo, significa anche riflettere su un diverso modo di abitare il mondo, in equilibrio con i suoi ritmi, le sue risorse e i suoi cicli vitali, e impare a esplorare un territorio e il suo ricco patrimonio culturale e di conoscenze sotto nuove, arricchenti prospettive.

Cosa sono le piante officinali e perché vengono usate in fitoterapia

Le erbe officinali sono piante che possiedono principi attivi specifici, concentrati principalmente nelle radici, foglie, fiori e semi, che conferiscono loro specifiche proprietà mediche e terapeutiche, e che le hanno rese protagoniste di un’arte millenaria, la fitoterapia -termine che deriva dal greco phytón (pianta) e therapeía (cura), ovvero, per l’appunto, “cura attraverso le piante”- che sfrutta le loro virtù per trattare e prevenire una vasta gamma di disturbi fisici e psicologici e sostenere il benessere dell’organismo in modo più “dolce” rispetto ai farmaci tradizionali, ma in molti casi comunque efficace.

Nel corso della storia, le erbe officinali sono state utilizzate in moltissime culture come rimedio naturale per malesseri di varia natura: dalla cura di infiammazioni alle vie respiratorie e disturbi digestivi, al supporto del sistema nervoso, fino al rafforzamento delle difese immunitarie e al miglioramento delle funzioni epatiche e respiratorie. La fitoterapia, infatti, non si limita a un uso empirico delle piante, ma si fonda su una profonda conoscenza delle loro caratteristiche chimiche e farmacologiche, che ne permette un impiego mirato e consapevole.

Anche nella medicina contemporanea, l’interesse per le piante officinali è in continua crescita: la ricerca scientifica conferma l’efficacia di molti composti vegetali, integrandoli in approcci terapeutici complementari o alternativi, e si rivela particolarmente quando si è alla ricerca di un sostegno naturale, meno invasivo e più rispettoso dei ritmi fisiologici dell’organismo. Proprio per questo, esse trovano spazio non solo nei preparati erboristici, ma anche in integratori, cosmetici e profumi naturali e trattamenti di benessere vari, contribuendo a una visione più olistica e sostenibile della salute.

Come vengono utilizzate le erbe officinali e perché sono efficaci?

Le piante officinali vengono impiegate in vari formati a seconda delle necessità terapeutiche. Tra i più comuni metodi di utilizzo ci sono:

  • Infusi e decotti: estratti liquidi ottenuti facendo bollire o mettendo in infusione le parti della pianta in acqua calda. Ideali per estrarre principi attivi da foglie, fiori e radici;
  • Oli essenziali: estratti concentrati dalle piante, spesso utilizzati per massaggi o in aromaterapia, grazie alla loro capacità di penetrare nella pelle e agire direttamente sui disturbi;
  • Unguenti e pomate: preparati che combinano erbe officinali con grassi vegetali o oli, utilizzati principalmente per applicazioni topiche su pelle infiammata o irritata;
  • Capsule e compresse: per un dosaggio più preciso e una modalità di assunzione pratica e igienica, soprattutto nei trattamenti prolungati o in situazioni in cui è necessario un controllo accurato della posologia. Inoltre, proteggendo i principi attivi dall’ossidazione e dalla degradazione, contribuiscono a mantenere inalterata l’efficacia del fitocomplesso, garantendo al contempo una maggiore stabilità e conservabilità del prodotto;
  • Tinture madre: estratti liquidi concentrati che vengono ottenuti tramite macerazione delle piante in alcool, spesso utilizzati per trattamenti mirati su specifiche parti del corpo, o per l’assunzione orale.

L’efficacia delle piante officinali risiede nella presenza di una vasta gamma di sostanze bioattive, come flavonoidi, alcaloidi, tannini, saponine, oli essenziali e polifenoli, che agiscono in modo sinergico sull’organismo umano, stimolando o modulando determinate funzioni fisiologiche. A differenza dei farmaci di sintesi, che spesso si basano su una singola molecola attiva, i fitocomplessi vegetali offrono un’azione di più ampio spettro, e possono essere combinati tra di loro in base alle necessità individuali.

I loro effetti benefici si estendono infatti a numerosi ambiti della salute, come dimostrano le seguenti proprietà:

  • Antinfiammatoria: numerose piante sono in grado di ridurre l’infiammazione e i sintomi correlati a condizioni acute o croniche. Ad esempio, l’artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens) è spesso utilizzato per alleviare i dolori articolari e muscolari legati all’artrite, mentre la malva viene impiegata per le sue proprietà lenitive sulle mucose irritate;
  • Antiossidante: grazie alla presenza di polifenoli e flavonoidi, alcune erbe aiutano a neutralizzare i radicali liberi, rallentando l’invecchiamento cellulare e riducendo il rischio di malattie degenerative. La salvia e il rosmarino, ad esempio, sono noti per il loro elevato contenuto di antiossidanti naturali;
  • Antibatterica e antivirale: molte piante possiedono composti in grado di contrastare la proliferazione di batteri, virus e funghi, rendendole preziose alleate del sistema immunitario. L’echinacea, spesso utilizzata nei mesi invernali, è nota per la sua azione immunostimolante, mentre il timo esercita una potente attività antimicrobica, soprattutto a livello delle vie respiratorie;
  • Sedativa e rilassante: piante come la lavanda, la camomilla o la melissa sono impiegate da secoli per favorire il rilassamento, combattere l’insonnia e ridurre i livelli di ansia e stress. I loro effetti sul sistema nervoso centrale sono delicati ma efficaci, e possono rappresentare un’alternativa naturale ai sedativi di sintesi;
  • Digestiva e depurativa: infine, alcune erbe stimolano la produzione di bile, favoriscono la peristalsi intestinale e aiutano a depurare l’organismo dalle tossine. La menta piperita, ad esempio, è utile in caso di digestione lenta o gonfiore addominale, mentre il carciofo viene spesso utilizzato in preparazioni depurative per sostenere la funzionalità epatica.

Imparare a utilizzare in modo consapevole e intenzionale le piante officinali è spesso frutto di lunghi anni di studio, così come di un approccio empirico e pratico, che in molti casi viene modellato da conoscenze “popolari” molto diffuse in luoghi come la Sardegna, dove le piante officinali non solo abbondano, ma sono parte integrante di molteplici aspetti della vita quotidiana delle persone, dalla cura del corpo, alla medicina e, persino, alla gastronomia.

Erbe officinali: elenco di quelle più diffuse e utilizzate in Sardegna

In Sardegna, antichi saperi legati all’uso di queste preziose erbe officinali si intrecciano da tempo immemore con un paesaggio selvaggio e incontaminato, dove la biodiversità floristica ha favorito, nei secoli, la diffusione e la valorizzazione di numerose piante dai potenti effetti terapeutici, molte delle quali ancora oggi raccolte, studiate e utilizzate secondo antiche consuetudini locali.

Ecco una lista delle più amate, diffuse e utilizzate:

1. Elicriso sardo – Helichrysum italicum

L’elicriso sardo è tra i grandi protagonisti della macchia mediterranea, simbolo di una natura resistente e generosa. Cresce infatti selvatico lungo le coste della Sardegna, unendo la bellezza dei suoi fiori dorati a innumerevoli proprietà terapeutiche, e la sua presenza sull’isola è da secoli legata alla tradizione fitoterapica locale e ad antiche pratiche curative, tramandate di generazione in generazione. 

  • Caratteristiche botaniche: l’elicriso è una pianta perenne, con una forma cespugliosa e fusti legnosi che arrivano a un’altezza di circa 60 cm. Le sue foglie sono strette, lineari e di un verde argentato, conferendo alla pianta un aspetto distintivo che risalta nel paesaggio arido e soleggiato della Sardegna. I fiori, di un giallo oro intenso, sono riuniti in piccoli bouquet che si ergono sopra il fogliame. La peculiarità dell’elicriso è che, una volta raccolto, conserva il colore e l’aroma anche da essiccato, motivo per il quale è spesso utilizzato in decorazioni di fiori e foglie secche;
  • Habitat e diffusione in Sardegna: l’elicriso cresce principalmente nelle zone costiere, dove il terreno è sabbioso e ben drenato. Predilige i terreni aridi, spesso trovandosi in zone esposte al sole diretto, come le scogliere e le zone collinari. È particolarmente abbondante nelle aree della Sardegna meridionale e nelle isole minori, dove la pianta trova un ambiente ideale per prosperare;
  • Usi tradizionali e proprietà officinali: le sommità fiorite dell’elicriso vengono utilizzate per realizzare estratti dalle forti capacità antinfiammatorie e cicatrizzanti. In Sardegna, il suo infuso è tradizionalmente utilizzato per trattare le infezioni respiratorie, come bronchiti e tosse. Grazie alle sue proprietà espettoranti, è infatti ottimo nel favorire l’eliminazione del muco e nell’alleviare i sintomi di raffreddore e influenza. Inoltre, le sue proprietà lenitive ne fanno un rimedio popolare per le scottature solari e le irritazioni della pelle, mentre la sua capacità di rigenerare in profondità l’epidermide lo rende un valido alleato in efficaci trattamenti anti-invecchiamento;
  • Aspetti culturali e simbolici: nella cultura popolare, si credeva che l’elicriso proteggesse dalle energie negative, motivo per il quale veniva spesso bruciato durante i riti purificatori per attrarre la buona sorte. La pianta è anche un simbolo di longevità, in quanto, oltre a essere resistente alle condizioni climatiche difficili, può essere utilizzata sia fresca che essiccata senza perdere le sue proprietà. Questo simbolismo, fortemente associato a un immaginario di resistenza e forza, è particolarmente esemplificativo della vita rurale e alla connessione profonda con la natura che caratterizza da sempre il panorama folkloristico e culturale sardo.

2. Assenzio arbustivo – Artemisia arborescens

Conosciuto sin dall’antichità per le sue virtù terapeutiche e il suo intenso aroma, che ricorda quello della resina, l’assenzio arbustivo, anche noto come assenzio marino, è parte integrante della medicina popolare dell’isola, un’erba che accompagna la vita quotidiana di chi vive a contatto con la natura selvaggia e che cresce libera e spontanea lungo le coste e nelle colline sarde.

  • Caratteristiche botaniche: l’assenzio marino è un arbusto perenne che può raggiungere i 2 metri di altezza. Le sue foglie sono grigio-verdi e dal caratteristico odore forte e resinoso, mentre i piccoli fiori gialli, raggruppati in infiorescenze a pannocchia, emergono dai rami legnosi della pianta. Il fusto è robusto e lignificato, che resiste bene ai venti salmastri e ai terreni poveri, che sono tipici delle zone costiere sarde;
  • Habitat e diffusione in Sardegna: la presenza di questa pianta è strettamente legata alle zone costiere, dove cresce prevalentemente su terreni sabbiosi e aridi. La pianta ama le zone esposte al sole diretto e si trova spesso a ridosso delle scogliere, nei prati salmastri e lungo le coste rocciose, dove il vento del mare accentua il suo caratteristico profumo. L’assenzio marino è diffuso in tutta l’Isola, ma è particolarmente presente nelle aree meridionali e occidentali;
  • Usi tradizionali e proprietà officinali: l’assenzio è rinomato per le sue caratteristiche toniche e antispasmodiche, che non solo stimolano l’appetito, ma favoriscono anche il processo digestivo. Un infuso preparato con le sue foglie, ricche di principi attivi, è particolarmente efficace nel contrastare disturbi gastrici come nausea, gonfiore e pesantezza addominale. Viene apprezzato anche per la sua capacità di stimolare il sistema immunitario e viene frequentemente utilizzato per alleviare i sintomi influenzali, grazie alla sua azione depurativa e rinvigorente. In Sardegna, la pianta assume anche una valenza simbolica e culturale, essendo protagonista della preparazione di liquori tradizionali, come il noto “liquore di assenzio”, in cui le sue note aromatiche si combinano con i suoi effetti digestivi, creando un prodotto dal sapore unico e dalle molteplici proprietà benefiche;
  • Aspetti culturali e simbolici: in Sardegna, l’assenzio marino ha sempre avuto una connotazione magica e protettiva, e le sue foglie venivano raccolte e bruciate in riti purificatori, o usate come amuleti. La pianta è anche legata alla figura del pastore sardo, che la portava sempre con sé e utilizza come rimedio naturale per curare vari disturbi.

3. Timo erba barona – Thymus herba-barona

Il timo selvatico sardo, noto con il nome scientifico di Thymus herba-barona, è una pianta che incarna l’essenza più pura e autentica della natura isolana, riflettendo perfettamente lo spirito indomito e selvaggio della Sardegna. Cresce infatti spontaneamente tra le rocce delle coste e nei prati aridi delle colline interne, dove le sue piccole foglie aromatiche si ergono come una testimonianza della resilienza e della forza della flora mediterranea. L’aroma penetrante e balsamico che emana, frutto delle sue elevate concentrazioni di timolo e carvacrolo, rende il timo sardo una pianta unica, capace di coniugare il fascino della natura incontaminata con l’utilità quotidiana.

  • Caratteristiche botaniche: il timo selvatico sardo è un piccolo arbusto perenne che cresce a forma di cespuglio compatto. Le sue foglie sono piccole, lineari e di un verde grigio-argenteo, ed emanano un profumo estremamente forte e aromatico, mentre i suoi fiori, di colore rosa o lilla, sono raccolti in piccole infiorescenze. Ama il sole e i terreni asciutti e rocciosi, il che rende questa pianta particolarmente resistente e adattabile a diversi climi e tipologie di terreno;
  • Habitat e diffusione in Sardegna: il timo selvatico è una pianta endemica della Sardegna ed è diffuso pressoché su tutta l’isola, nonostante abbondi in modo particolare nelle zone interne, sulle colline e nei terreni aridi e calcarei. Cresce nei prati secchi, lungo i sentieri e tra le rocce, dove riesce a prosperare nonostante le condizioni climatiche difficili;
  • Usi tradizionali e proprietà officinali: le foglie e le sommità fiorite del timo selvatico sono ricche di timolo, un composto aromatico che conferisce alla pianta le sue potenti proprietà antibatteriche, antifungine e antinfiammatorie. Viene utilizzato in infusi per trattare mal di gola, tosse e bronchiti, grazie alla sua azione calmante sulle vie respiratorie. È anche un potente digestivo e viene utilizzato per alleviare i più comuni disturbi gastrointestinali. In cucina, il timo selvatico è ampiamente usato per aromatizzare piatti a base di carne, pesce e verdure, e per conservare i cibi;
  • Aspetti culturali e simbolici: in Sardegna, così come in molte altre culture mediterranee, il timo selvatico è anche simbolo di purificazione e protezione, utilizzato nei rituali di fumigazione per allontanare energie negative e favorire un ambiente salubre. Non a caso, tradizionalmente veniva riposto in piccoli sacchetti che venivano appesi fuori dall’uscio per tenere lontano il malocchio. La sua capacità di prosperare in ambienti difficili e aspri lo rende inoltre un emblema di resilienza e perseveranza.

4. Mirto – Myrtus communis

Il mirto è molto più di una semplice pianta officinale, ma rappresenta un vero e proprio simbolo dell’identità botanica, gastronomica e culturale sarda. La sua cospicua presenza nelle aree collinari e costiere dell’isola, unita al suo profumo inconfondibile e alle sue molteplici proprietà, lo ha reso uno degli emblemi più riconoscibili della macchia mediterranea, un segno tangibile della forza e della resistenza della natura sarda. Al tempo stesso, il suo utilizzo non si limita all’impiego come pianta aromatico-medicinale, ma si estende anche alla preparazione di uno dei liquori più rappresentativi della Sardegna, il “mirto”, un distillato che affonda le radici nelle tradizioni più antiche e che continua a essere prodotto con metodi artigianali, seguendo ricette tramandate da generazione in generazione.

  • Caratteristiche botaniche e habitat: arbusto sempreverde, compatto e ramificato, il mirto può raggiungere fino ai 3 metri di altezza. Le sue foglie lanceolate, coriacee e lucide, sono intensamente aromatiche, mentre i fiori bianchi o rosati, delicatamente profumati, si trasformano in autunno in bacche scure blu-violacee. Cresce spontaneamente nei terreni aridi e soleggiati, preferendo suoli calcarei e silicei ben drenati, dal livello del mare fino alle zone collinari più elevate;
  • Usi tradizionali e proprietà: fin dall’antichità, il mirto è stato utilizzato per le sue proprietà antisettiche, digestive e antinfiammatorie. In fitoterapia, le foglie e le bacche vengono impiegate per preparare infusi, decotti e oli essenziali ad azione balsamica, utili in caso di affezioni respiratorie, disturbi gastrointestinali o infiammazioni delle vie urinarie. Le bacche, inoltre, sono alla base del celebre liquore di mirto, uno dei prodotti simbolo della tradizione enogastronomica sarda, e che viene tradizionalmente prodotto in due varianti, rossa o bianca, a seconda del tipo di preparazione e delle bacche utilizzate. La sua produzione è ancora oggi in gran parte artigianale, mantenendo intatta la tradizione e il legame con le pratiche popolari, unendo così l’antico sapere alle moderne tecniche di distillazione.
  • Valore simbolico e culturale: il mirto era considerato sacro già nell’antica Grecia e a Roma era associato a Venere, dea dell’amore e della bellezza. In Sardegna, la pianta ha conservato un valore rituale e simbolico legato alla purificazione e alla protezione domestica. Le foglie venivano bruciate in appositi bracieri per profumare gli ambienti o appese come talismano contro il malocchio. Ancora oggi, è presente nei riti legati al matrimonio e alla benedizione delle case durante particolari ricorrenze religiose, come quella della Pasqua.

5. Ferula – Ferula communis

Imponente, austera e carica di mistero, la Ferula communis è una delle piante più affascinanti del paesaggio sardo. La sua presenza, altamente scenica, con fusti alti fino a due metri e ombrelle fiorite che dominano i campi in primavera, ha da sempre alimentato racconti popolari, credenze magiche e un senso di reverenza nei confronti di questa pianta al tempo stesso “sacra e pericolosa”.

  • Caratteristiche botaniche e habitat: pianta erbacea perenne e infestante appartenente alla famiglia delle Apiaceae, la ferula presenta un fusto eretto, robusto e cavo, simile a un bastone, che termina in grandi infiorescenze gialle. Si sviluppa in zone aride, spesso marginali, ai bordi delle strade rurali, nei terreni abbandonati o incolti. Predilige ambienti assolati e suoli poveri, spesso calcarei o sabbiosi, dove cresce indisturbata grazie alla sua rusticità;
  • Usi tradizionali e precauzioni: nella medicina popolare, la ferula era utilizzata per le sue proprietà espettoranti, carminative e antispasmodiche. La linfa resinosa, simile a quella dell’assafetida orientale, una delle spezie più usate in Ayurveda, veniva raccolta e impiegata per lenire problemi respiratori e dolori muscolari. Tuttavia, la pianta va trattata con estrema attenzione: alcune varietà di Ferula communis contengono principi attivi tossici, in grado di provocare disturbi gastrointestinali anche gravi, specialmente nei bestiami;
  • Simbolismo e tradizione: in Sardegna, la ferula era spesso associata a riti di protezione, purificazione e medicina “magica”. I pastori la consideravano una pianta dalle proprietà ambivalenti, in grado sia di curare che di fare del male, a seconda di come veniva usata. I bastoni ricavati dal fusto secco venivano utilizzati come strumenti rituali o come supporti nella vita quotidiana, per costruire sedie, sgabelli e altri oggetti d’artigianato, ma anche come graticcio per la stagionatura di alcuni formaggi e insaccati. In alcune aree rurali, la ferula veniva inoltre bruciata per scacciare malattie e influenze negative, unendo quindi la dimensione terapeutica a quella spirituale.

6. Lavanda selvatica – Lavandula stoechas

Armoniosa, profumata e delicata, la Lavandula stoechas, conosciuta comunemente come lavanda selvatica, è una delle piante aromatiche più amate e riconoscibili della macchia mediterranea. La sua capacità di crescere nei terreni più poveri, tra rocce e garighe, e il suo profumo intenso ma avvolgente ne fanno una compagna silenziosa e potente nella vita rurale sarda.

  • Caratteristiche botaniche e habitat: pianta perenne della famiglia delle Lamiaceae, la lavanda selvatica si distingue per le sue spighe floreali compatte, di un viola intenso, sormontate da brattee simili a ciuffetti, che le conferiscono un aspetto ornamentale unico. Le foglie sono grigio-verdi, strette e ricoperte da una lieve peluria. È diffusa nei terreni aridi e soleggiati dell’isola, soprattutto lungo i versanti collinari, tra arbusti bassi e cespugli;
  • Proprietà e impieghi tradizionali: da sempre apprezzata per le sue virtù calmanti, antinfiammatorie e antisettiche, la lavanda veniva utilizzata per preparare infusi rilassanti, sacchetti profumati da tenere sotto il cuscino per favorire il sonno o per aromatizzare armadi e cassetti. L’olio essenziale, estratto a freddo, veniva impiegato per massaggi, frizioni muscolari e per lenire dolori reumatici o scottature leggere. In ambito domestico, si ricorreva spesso a questa pianta per sedare gli stati ansiosi e regolare il tono dell’umore;
  • Cultura e memoria popolare: in Sardegna, la lavanda selvatica era considerata una pianta “della pace e dell’equilibrio”, usata anche nei riti di passaggio e nei momenti di tensione familiare. La si bruciava nelle case per purificare l’ambiente o si spargeva nelle culle dei neonati per proteggerli dal malocchio. Simbolo di femminilità, intuizione e delicatezza, è rimasta nel tempo un’alleata silenziosa per le donne che ne conoscevano i segreti terapeutici tramandati di generazione in generazione.

Alla scoperta delle meravigliosa natura sarda al Forte Village Resort

Il rispetto e la tutela della ricca e variegata biodiversità naturale sarda, incluse le meravigliose erbe officinali che abbondano sull’Isola, sono da sempre tra i pilastri portanti della filosofia del Forte Village, struttura e cinque stelle adagiata a pochi passi dalle meravigliose spiagge di Santa Margherita di Pula, e da poco nominata come “resort più bello del mondo” -per la ventiseiesima volta di fila- agli World Travel Awards che si sono svolti lo scorso dicembre sull’isola di Madeira.

Il Resort ha infatti di recente ottenuto, per ben due volte di fila, nel 2023 e nel 2024, la prestigiosa certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council), un riconoscimento che viene assegnato a destinazioni e strutture turistiche che rispettano determinati criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, tra cui la gestione delle risorse naturali, la protezione del patrimonio culturale, e il rispetto per le comunità locali.

Inoltre, il Resort sardo sostiene attivamente ambiziose iniziative come la Fishing For Litter (in italiano “pesca dei rifiuti”), un progetto realizzato in collaborazione con Ogyre, startup italiana impegnata nel mantenimento della pulizia dei mari, e che si avvale del supporto della comunità di pescatori locali. L’obiettivo ultimo è quello di raccogliere i rifiuti intrappolati nelle reti durante le loro attività in alto mare e agire così in modo concreto per preservare la bellezza del mare della Sardegna, uno dei più incontaminati d’Italia.

Un impegno verso la sostenibilità che non si limita alla tutela dell’ambiente o alla valorizzazione del territorio, ma che trova piena espressione anche nella proposta gastronomica del Forte Village. Con oltre ventuno ristoranti -tra cui spiccano eccellenze stellate come il Belvedere di Giuseppe Molaro e il Beachcomber di Heinz Beck -il Resort si fa portavoce di un’alimentazione più sostenibile, consapevole e rispettosa, fondata sull’utilizzo di ingredienti locali, stagionali e di altissima qualità.

Molti di questi ingredienti provengono direttamente dall’orto didattico situato all’interno degli spazi della struttura. Qui, ogni pianta viene coltivata con attenzione e nel pieno rispetto dei ritmi della natura, per essere raccolta solo al momento della massima maturazione e utilizzata subito nelle cucine del Resort. Ne nascono creazioni culinarie che raccontano la Sardegna attraverso i suoi aromi, i suoi colori e le sue radici, ma che non rinunciano a una vena di sperimentazione e apertura al mondo, grazie a proposte che spesso si intrecciano anche con l’affascinante universo della cucina fusion. Un’idea di gastronomia che celebra il territorio e, al tempo stesso, dialoga con le culture del mondo -senza mai perdere di vista l’autenticità, la qualità e l’amore per il territorio.

In altre parole, il luogo ideale dove rilassarsi, scoprire i tesori botanici dell’isola, gustare piatti d’eccellenza e contribuire, nel proprio piccolo, alla salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni locali.

Per maggiori informazioni su tutte le novità 2025 di Forte Village Resort o per richiedere una prenotazione, contattare il numero +39 0709218818, o scrivere una mail a holiday@fortevillage.com.

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