Santuario di Santa Vittoria: una testimonianza della Sardegna nuragica

Santuario di Santa Vittoria: una testimonianza della Sardegna nuragica

Santuario di Santa Vittoria: una delle aree archeologiche più importanti della Sardegna

Il Santuario di Santa Vittoria è tra i più significativi complessi culturali della Sardegna nuragica.

Il santuario di Santa Vittoria sorge su un altopiano basaltico, nella parte centro-meridionale della Sardegna, e più precisamente nel comune di Serri, tra i territori di Sarcidano e Trexenta. Si tratta di un sito archeologico tra i più importanti e longevi di tutta la regione, insieme a quello di Barumini, scoperto negli anni 1907-1909, quando l’archeologo Antonio Taramelli mise in luce sull’altopiano una serie di antiche strutture che svelavano un’intensa frequentazione durante l’epoca nuragica con una continuità d’uso in età punica, romana e bizantina. Dopo di lui, altri archeologi hanno condotto scavi e studi sul santuario e le indagini sono ancora in corso.

Frequentato sin dalle prime fasi della civiltà Nuragica nel 1600 a.C., dalla tarda età del Bronzo alla prima età del Ferro (1100-900/800 a.C.) il Santuario si è trasformato, divenendo una delle più alte espressioni della religiosità nuragica. Alcuni studiosi ritengono che le divinità del pantheon nuragico, adorate nei diversi templi del santuario, avessero come funzione quella di essere garanti per gli scambi commerciali e culturali e tra le genti dell’isola (e non solo).

Il Santuario di Santa Vittoria è emblema della civiltà nuragica

Grazie a questo complesso archeologico è possibile osservare l’evoluzione della civiltà Nuragica nell’Isola. Il nuraghe a corridoio infatti è stato realizzato nel Bronzo Medio (1600-1300 a.C.), il nuraghe “classico” a tholos – che ha inglobato il preesistente protonuraghe – è datato 1300-1100 a.C., in pieno Bronzo Recente, mentre il pozzo sacro dedicato al culto delle acque e costruito con blocchi di basalto e calcare perfettamente squadrati, la “via sacra” che collega i diversi templi e il grande “recinto delle feste” vennero edificati nel periodo compreso tra il Bronzo finale e la prima età del Ferro (1100- 900/800 a.C.).

Proprio il “recinto delle feste” era il centro socio-commerciale del santuario, dove tutto intorno si dispongono i porticati, i nove vani destinati al mercato, le sale-capanna di rappresentanza, la cucina collettiva e la “capanna dell’ascia bipenne”, dove sono state rivenute scorie di fusione di piombo e rame. Sempre durante l’età del ferro furono costruiti: il tempio “ipetrale”, che possiede ancora i due altari, al cui centro c’è un canale di scolo che serviva per il deflusso del sangue degli animali sacrificati; la rotonda, composta da un sedile interno anulare modanato; i templi in antis, ovvero le capanne del “capo” e del “sacerdote”; la sala delle assemblee (che era la sede decisionale degli oligarchi); le abitazioni.

Inoltre, sin dalle prime campagne di scavi, sono riemersi reperti di considerevole interesse. Tra questi, è possibile ammirare:

  • modellini di nuraghi stilizzati;
  • lastre votive in calcare atte ad accogliere i bronzetti destinati all’esposizione;
  • protomi taurine in calcare e in bronzo;
  • armi votive bronzee come spade e pugnaletti;
  • asce a doppia lama che potrebbero trovare confronti con culti egei;
  • frammenti di navicelle-lucerne bronzee;
  • manufatti ceramici (brocche askoidi, scodelle, ciotole).

E non è finita qui, visto che durante gli scavi sono stati trovati tantissimi bronzetti, che attestano la grande maestria degli artigiani nuragici. Si possono notare figure antropomorfe, come ad esempio capi-tribù, sacerdotesse, arcieri eccetera, oppure quelle zoomorfe, come buoi, arieti, cani, maiali, cervi, cinghiali, volpi e colombe. Ed è possibile riscontrare anche la presenza di mezzi di trasporto dell’epoca e oggetti utilizzati nella vita di tutti i giorni, comprese ceste, pelli e recipienti vari.

Durante gli scavi sono stati riportati alla luce anche diversi oggetti di prestigio, attestanti i rapporti che i nuragici intrattenevano con etruschi, fenici e ciprioti. Tra questi, una fibula ad arco di violino foliato in bronzo, un disco a doppia lamina d’argento, collane composte da vaghi d’ambra e in pasta vitrea e un torciere a fusto cilindrico decorato da tre corolle floreali.

Santuario di Santa Vittoria: informazioni pratiche

Serri è dunque custode di memorie e culture millenarie, e ancora oggi è un luogo che ha mantenuto la sua funzione specifica, ovvero far ritrovare le genti. La festa di Santa Lucia ne è un esempio.

Ogni giorno, il santuario nuragico attrae numerosi studiosi e ricercatori, ma anche appassionati da tutto il mondo.  È aperto ogni giorno con orario continuato dalle ore 9 fino alle 19. Per info e prenotazioni si può telefonare al numero +39 346 0669068 oppure mandare una email a acropolinuragica@tiscali.it. Sul sito ufficiale è possibile trovare tutte queste info e molto altro.

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