Whiskey o whisky? Storia, caratteristiche, principali differenze e curiosità
Guida al whiskey, o whisky, uno dei distillati più amati al mondo
La differenza tra “whisky” e “whiskey” va ben oltre la semplice questione ortografica: dietro questi due nomi tanto simili si celano infatti due storie intrecciate, ma separate, nonché regolamentazioni e metodi di produzione distinti, che hanno dato vita a due distillati unici nel loro genere, ciascuno con caratteristiche organolettiche e peculiarità proprie.
La distinzione tra “whisky” e “whiskey” non si limita a una semplice variante ortografica o a un errore tipografico presente in etichetta, come alcunipotrebbero pensare, ma affonda le sue radici in tradizioni millenarie, pratiche produttive differenti e influenze culturali uniche. Sebbene entrambi i distillati condividano un’origine comune e siano ottenuti attraverso la fermentazione di vari cereali, tra cui orzo, segale e mais, utilizzati in proporzioni differenti a seconda della tradizione e della regione di produzione, nel corso dei secoli queste bevande alcoliche hanno via via preso strade separate, sviluppandosi in contesti diversi e arricchendosi di sfumature gustative e olfattive che le rendono uniche e adatte a diversi palati e occasioni.
Il whisky scozzese, ad esempio, simbolo della tradizione di Islay e delle Highlands, è un distillato dal carattere affumicato, robusto e dal sapore complesso, prodotto principalmente con orzo maltato (soprattutto per il single malt), anche se può talvolta includere anche altre varietà di cereali, come segale, frumento o anche mais, soprattutto per alcuni tipi di whisky (specialmente per il grain whisky), e maturato grazie ad un lungo invecchiamento in botti di rovere. Il suo gusto pieno, spesso terroso e marino, è il risultato di precise tecniche di distillazione che si sono affinate nel tempo, conferendo profondità e struttura a ogni sorso e dando vita a un prodotto unico nel panorama globale.
Il whiskey irlandese, invece, si distingue per la sua morbidezza e finezza, risultato dell’utilizzo di alambicchi a colonna e di un processo di tripla distillazione, che ne esalta rotondità e leggerezza. Inoltre, a differenza del precedente, può essere prodotto con una miscela di orzo maltato e non maltato, il che contribuisce a un profilo aromatico più delicato e meno torbato, con note fruttate e mielate che lo rendono particolarmente accessibile anche ai palati meno esperti.
Ancora differente è il bourbon whiskey americano, prodotto principalmente nel Kentucky e regolamentato dal “Federal Standard of Identity for Bourbon”. Questo disciplinare stabilisce che il bourbon debba contenere almeno il 51% di mais nella miscela di cereali e invecchiare esclusivamente in botti di rovere nuove, accuratamente tostate all’interno. Questo processo consente al distillato di assorbire in modo più intenso i composti aromatici del legno, conferendogli un profilo gustativo morbido e avvolgente, con note predominanti di vaniglia, caramello e spezie.
Pur condividendo un’origine comune, quindi, whisky e whiskey si distinguono per ingredienti, tecniche di produzione e caratteristiche sensoriali. La scelta tra uno e l’altro non è solo una preferenza di gusto, ma un vero e proprio viaggio tra culture e tradizioni che hanno reso questi distillati simbolo dell’eccellenza artigianale scozzese e irlandese.
Whiskey e whisky: origini, etimologia e storia di due distillati amati in tutto il mondo
Per comprendere appieno le differenze tra whisky e whiskey, è necessario fare un tuffo nel passato, quando i primi distillati a base di cereali cominciarono a emergere come protagonisti nelle tradizioni alcooliche di Scozia e Irlanda.
Nello specifico, l’origine della parola “whisky” deriverebbe dal termine gaelico uisce beatha, che significa letteralmente “acqua della vita”, da cui “acquavite”, un termine che nel corso dei secoli ha subito vari passaggi nella lingue volgare, venendo dapprima abbreviato in usquebaugh, poi in whiskybae e, infine, soltanto nel diciottesimo secolo, negli odierni “whiskey” in Irlanda e “whisky” in Scozia.
Le prime versioni di questi alcolici risalgono ai primi secoli del secondo millennio, quando i monaci irlandesi e scozzesi, influenzati dalle tecniche di distillazione dei popoli mediterranei, iniziarono a produrre l’acquavite, dapprima a scopo medicinale e poi come bevanda alcolica per il consumo quotidiano, diventando i pionieri della produzione di diverse tipologie di spiriti e dando un contributo significativo all’evoluzione delle moderne tecniche di distillazione, che hanno portato poi alla nascita del moderno whiskey.
Tuttavia, non esistono testimonianze certe riguardo all’anno esatto in cui ebbe inizio la distillazione del whisky, e la rivalità tra Scozia e Irlanda per rivendicare la paternità di questo pregiato distillato è ancora oggi oggetto di accese discussioni, alimentate da leggende e tradizioni popolari che ciascun paese continua a sostenere (una di queste narra addirittura che San Patrizio, il santo patrono dell’Irlanda, di ritorno dall’Egitto nel V secolo d.C., avrebbe introdotto sull’isola l’alambicco, portando con sé non solo lo strumento, ma anche il segreto per dar vita alla distillazione alcolica).
La prima documentazione ufficiale del whisky risale infatti al 1405, negli Annali di Clonmacnoise in Irlanda, dove si racconta della morte di un chieftain locale, causata da un’intossicazione derivante dall’eccessivo consumo della bevanda. Nonostante questa traccia storica, alcune fonti indicano che la distillazione del whisky si sia sviluppata contemporaneamente in entrambe le regioni, con tecniche che si sono evolute in parallelo, ma in modo indipendente, conferendo a ciascuna nazione un’impronta unica nel processo di produzione.
La distinzione tra whisky e whiskey si è poi consolidata nel tempo grazie alle differenze nei metodi di produzione, nei cereali utilizzati e nelle leggi che regolamentano la distillazione nei rispettivi paesi. In Irlanda, il “whiskey” è solitamente prodotto con una miscela di orzo maltato e non maltato, mentre in Scozia il “whisky” viene tradizionalmente prodotto utilizzando esclusivamente orzo maltato, sebbene siano usati anche altri cereali in alcune varianti, come il mais o la segale, per il whisky blended.
Un altro punto fondamentale che differenzia le due bevande è poi il numero di distillazioni. In Irlanda, il processo produttivo del whiskey ne prevede ben tre, che contribuiscono a conferire alla bevanda un gusto morbido, aromatico e amabile anche dai palati più esigenti. D’altra parte, in Scozia il whisky prese una strada leggermente diversa. Qui, la distillazione si è evoluta attraverso l’utilizzo dei cosiddetti still pots (alambicchi tradizionali con una caldaia dalla forma arrotondata e un “collo” particolarmente lungo, utilizzati per distillazioni lente e eseguite in piccoli lotti), che permettevano una distillazione più rustica e un prodotto finale più corposo e affumicato. L’impiego della torba nella combustione delle stufe e la pratica di invecchiare il distillato in botti di rovere conferivano invece al prodotto un sapore più deciso e caratteristico, che oggi viene universalmente associato al whisky scozzese, noto anche come “Scotch whisky”.
Inoltre, mentre il whisky scozzese per essere definito come tale deve per legge essere invecchiato per almeno tre anni in botti di rovere, il whiskey irlandese e il bourbon americano seguono disciplinari differenti, ma ugualmente rigorosi. Ad esempio, il bourbon deve contenere almeno il 51% di mais e invecchiare in botti nuove di rovere tostate.
Nel corso del XIX secolo, il whisky scozzese e il whiskey irlandese cominciarono a guadagnare una fama internazionale, accompagnata dalla nascita di marchi storici che hanno segnato la storia di questi distillati, come Johnnie Walker, Glenfiddich e Chivas Regal in Scozia, e Jameson, Bushmills e Redbreast in Irlanda. Il primo grande boom nella produzione si ebbe infatti con l’industrializzazione delle distillerie, che, unito all’ausilio di nuove tecnologie di distillazione, aumentarono la capacità produttiva e permisero di raggiungere anche i mercati di oltreoceano. Lo Scotch divenne simbolo di qualità ed esclusività, mentre il whisky irlandese iniziò a diffondersi a livello mondiale con una produzione più artigianale.
Bourbon whiskey, Canadian whiskey e whiskey giapponese: tre varianti dell’iconico distillato irlandese
Parallelamente, la produzione di queste pregiate bevande alcoliche si è diffusa anche oltreoceano. In Canada, la distillazione a partire da una base di orzo e altri cereali si sviluppò a partire dal XVIII secolo, con l’arrivo dei coloni europei che portarono con sé questa antica tradizione. Tuttavia, qui il distillato assunse presto caratteristiche uniche, che lo distinguono ancora oggi dalle sue controparti scozzese e irlandese.
Il Canadian whisky è infatti noto per il suo gusto più morbido e leggero, ottenuto mediante l’utilizzo di una miscela bilanciata contenente diverse tipologie di cereali, tra cui mais, segale, orzo e grano, e di particolari alambicchi a colonna, che permettono una distillazione continua e un prodotto finale dalla consistenza più uniforme. Questo whisky è apprezzato anche per la sua versatilità, che lo rende ideale non solo per essere gustato liscio, ma anche come base perfetta per cocktail o consumato on the rocks (ovvero gustato in purezza, in un bicchiere contenente dei cubetti di ghiaccio).
Negli Stati Uniti, la storia della bevanda è invece prevalentemente legata alla produzione del bourbon whiskey, che prende il nome da una contea del Kentucky, stato che gli ha dato i natali, e che ancora oggi ne è il principale produttore. Per essere classificato come bourbon, il whisky deve essere prodotto con almeno il 51% di mais, e deve essere invecchiato in botti di rovere nuove e tostate internamente. Il bourbon ha un carattere più ricco e dolce rispetto ad altri whisky, grazie alla predominanza del mais, e offre una vasta gamma di varianti che possono spaziare da un sapore più vanigliato a uno più caramellato, a seconda del processo di invecchiamento. Tra i marchi più iconici di bourbon whiskey, che hanno contribuito alla diffusione su scala globale di questo delizioso distillato, possiamo trovare il celebre Jack Daniel’s, ma anche Maker’s Mark e Wild Turkey.
Infine, negli ultimi anni anche il whisky giapponese ha iniziato a conquistare il mercato internazionale grazie alla sua qualità e all’armonia che caratterizza il suo profilo organolettico. Distillerie come Suntory e Nikka si ispirano alla tradizione scozzese, aggiungendo però un tocco distintivo dato dall’uso di acqua purissima, dall’invecchiamento in botti di rovere Mizunara, che conferisce note olfattive uniche, al tempo stesso floreali, affumicate e legnose, e da un’attenzione maniacale all’equilibrio e alla precisione nella miscelazione, caratteristiche che rendono questi distillati eleganti, raffinati e ben bilanciati.
Un esempio eccellente di whiskey giapponese è il Nikka Whiskey From the Barrel, prodotto da Nikka, una delle distillerie più prestigiose del Giappone, una bevanda in grado di combinare note alquanto dolci, derivanti dalla maturazione in botti di rovere, un materiale che rilascia zuccheri naturali all’interno del distillato, con una finitura lunga e raffinata, che in genere si estende per un periodo di almeno tre anni, rendendolo un prodotto ideale da degustare liscio, per apprezzarne al meglio la profondità aromatica e il profilo gustativo ricco e complesso.
Le differenze tra whisky e whiskey: una panoramica completa
Che si tratti di un elegante bicchiere di Scotch whisky scozzese, di un whiskey irlandese morbido e versatile, o di un un bourbon whiskey americano, ricco e dolce, il “re degli spiriti”, nelle sue diverse varianti, si distingue per il suo sapore complesso e la sua capacità di adattarsi a molteplici contesti e palati. Ecco le principali differenze e caratteristiche di questi distillati, nonché i miglior whisky per diverse occasioni e come abbinarli e gustarli al meglio.
Whiskey (con la “e” – Irlanda e Stati Uniti)
- Origine: Il termine whiskey è usato principalmente in Irlanda e negli Stati Uniti. In Irlanda, la distillazione è tradizionalmente più morbida, mentre oltreoceano si trovano soprattutto il bourbon e il whiskey Tennessee;
- Cereali: In genere, il whiskey irlandese è prodotto con una miscela di orzo maltato e non maltato, conferendo un sapore più morbido e leggero. Il bourbon whiskey americano, invece, deve contenere almeno il 51% di mais, conferendo un carattere più dolce e ricco alla bevanda;
- Caratteristiche olfattive: Il whiskey irlandese tende ad avere note di frutta, miele, e vaniglia, con una morbidezza che si fa notare. Il bourbon americano, invece, offre aromi di caramello, vaniglia, spezie, con una componente più robusta e legnosa data dall’invecchiamento in botti di rovere nuove. Molto apprezzato è anche l’Irishman Whiskey, un whisky irlandese che combina orzo maltato e non maltato, risultando in un distillato morbido e leggero. Viene spesso apprezzato per la sua versatilità, che lo rende ideale sia per essere sorseggiato liscio che in cocktail come il classico Irish Coffee;
- Abbinamenti: Il whiskey irlandese si presta bene con piatti delicati come pesce, crostacei o formaggi morbidi. Può essere utilizzato anche per la preparazione di cocktail leggeri come il sour whiskey, un cocktail che combina il distillato con succo di limone, zucchero e ghiaccio per ottenere una bevanda acida e fresca, ideale per un aperitivo in compagnia. Il bourbon è perfetto con carne grigliata, piatti affumicati e barbecue, ma si abbina bene anche a cioccolato fondente o frutta secca;
- Quando consumarlo: Il whiskey irlandese è versatile e può essere bevuto a qualsiasi ora del giorno, sia da solo che con ghiaccio. Il bourbon è invece ideale per occasioni più rustiche o formali, ed è eccellente per i momenti conviviali.
Whisky (senza la “e” – Scozia, Canada, Giappone)
- Origine: Il termine whisky è usato in Scozia, Canada e in altre paesi come il Giappone. Ogni paese ha la sua tradizione di produzione, ma la Scozia è indiscutibilmente la patria del famoso Scotch whisky;
- Cereali: Il whisky scozzese è tradizionalmente prodotto con orzo maltato, mentre l’uso della torba nella produzione conferisce un carattere affumicato. Al contrario, il Canadian whisky può essere fatto con una miscela di mais, segale, orzo e grano, risultando in un distillato più morbido e leggero;
- Caratteristiche olfattive: Il whisky scozzese ha note complesse che spaziano da un affumicato alquanto marcato (se prodotto con torba) a note più dolci di miele e frutta secca, con un finale legnoso. Il Canadian whisky, in generale, tende invece a essere invece più delicato e morbido, con note di vaniglia, frutta e legno, e una finitura più lineare e pulita;
- Abbinamenti: Il whisky scozzese si sposa bene con piatti forti come carne rossa, selvaggina o formaggi stagionati, Ottimo anche l’abbinamento con il cioccolato fondente e la frutta secca. Il Canadian whisky si abbina invece bene con pietanze più leggere come pesce, pollo grigliato,o piatti a base di riso, e si presta bene anche alla preparazione di cocktail come il whisky sour o il Manhattan;
- Quando consumarlo: Il whisky scozzese è perfetto per le occasioni più solenni e si apprezza al meglio quando bevuto lentamente, magari con un po’ di acqua o ghiaccio. Il Canadian whisky è invece più versatile, adatto sia per la preparazione di aperitivi e cocktail elaborati, che per il consumo “on the rocks”.
Bar Bandiere di Forte Village Resort, un’eccezionale selezione del miglior whisky scozzese (e non solo) a pochi passi dal mare
Gustare un ottimo whiskey on the rocks, a pochi passi da uno dei mari più cristallini d’Italia, e poi gustare meravigliose creazioni gourmet realizzate da vere e proprie stelle dell’haute cuisine italiana e internazionale, tra cui Heinz Beck, Giuseppe Molaro e Massimiliano Mascia, è oggi possibile presso il rinomato Forte Village Resort di Santa Margherita di Pula. Un incantevole resort a cinque stelle immerso nella natura incontaminata, a pochi passi dalle spiagge più belle dell’Isola e a meno di quarantacinque minuti di macchina dal capoluogo isolano, Cagliari, recentemente insignito -per la ventiseiesima volta di fila- del titolo di “miglior resort al mondo” dalla commissione di esperti dei World Travel Awards 2024 (una sorta di corrispettivo degli Oscar per quanto riguarda il settore del turismo), che si sono svolti lo scorso dicembre a Funchal, la capitale dell’isola di Madeira.
Un resort che fa della sua ricca offerta enogastronomica, che va a completare quella sportiva, con oltre venti accademie d’eccellenza dedicate all’insegnamento di altrettante discipline, tra cui nuoto, scherma e basket, nonché quella dedicata al benessere di corpo e mente (invidiati in tutto il mondo sono i prestigiosi trattamenti di talassoterapia dell’Acquaforte Thalasso e Spa), un vero e proprio punto di forza, con ben 21 ristoranti e 14 bar, pensati per soddisfare i gusti di una clientela sempre più esigente e diversificata.
Tra questi, spiccano non solo ristoranti stellati, come il “Belvedere” di Molaro, il “Beachcomber” di Beck e, novità di questo 2025, la “Casa del Custode”, una location che unisce eleganze e raffinatezza per offrire agli ospiti un menù ispirato ai sapori del Mediterraneo, dove a farla da padrone sono ingredienti freschi, stagionali e di altissima qualità, ma anche meravigliosi bar, come la Cantina del Forte, con la sua vasta selezione di pregiati vini sardi (e non solo), tra cui 380 etichette e oltre 8.000 bottiglie, ideale per un viaggio raffinato nella tradizione isolana, italiana e francese, ma anche il Bar Bandiera, il più elegante e tradizionale tra i locali del Forte Village, situato all’interno del prestigioso Hotel Castello. Una struttura da poco rinnovata per offrire agli ospiti un’atmosfera ancora più accogliente e sofisticata, con una vista spettacolare sulle acque cristalline del mare sardo, ideale per trascorrere una serata romantica in compagnia della propria dolce metà, ascoltando della buona musica e sorseggiando un ottimo bicchiere di whisky scozzese, un un sour whiskey, o bourbon americano.
Per maggiori informazioni sul Bar Bandiera o per prenotare un soggiorno presso il Forte Village Resort è possibile chiamare il numero +39 070 9218818 o scrivere una mail a holiday@fortevillage.com.
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