Alla scoperta delle Saline Conti Vecchi, un luogo dove storia e natura si fondono

Alla scoperta delle Saline Conti Vecchi, un luogo dove storia e natura si fondono

Uno straordinario monumento di archeologia industriale immerso in un’oasi naturale di rara bellezza

Situate a pochi passi da Cagliari, le Saline Conti Vecchi sono il luogo perfetto dove organizzare una gita di mezza giornata in famigliaper contemplare la bellezza nascosta del territorio sardo e scoprire una pagina poco conosciuta della storia locale, quella legata all’estrazione del cosiddetto “oro bianco”.

A meno di venti minuti dal centro di Cagliari, accanto alla zona industriale Macchiareddu, si trova un luogo incantato dove storia e natura si fondono in un abbraccio senza tempo: stiamo parlando delle Saline Conti Vecchi, ben 2700 ettari di distese immacolate incastonate nella laguna della riserva naturale di Santa Gilla, nel territorio di Assemini, Capoterra e Cagliari.

Si tratte delle saline più longeve dell’intera Isola, la cui costruzione risale al lontano 1929, che da oltre novant’anni raccontano la lungimiranza, la perseveranza e il virtuosismo di un progetto eco-sostenibile e autosufficiente, che in poco tempo è riuscito a contribuire allo sviluppo economico e sociale di una zona fino ad allora situata ai margini della città, dimostrando non solo come uomo e ambiente naturale possano coesistere in modo armonico, ma anche come questa convivenza possa essere benefica per entrambe le parti.

Una visita alle saline, che nel partire 2017 sono state riqualificate e aperte al pubblico grazie alla partnership tra il Fondo ambiente italiano (Fai) e Syndial-Eni, rappresenta quindi l’occasione non solo per scoprire uno spaccato della storia industriale isolana ai più sconosciuta, apprezzando l’efficienza e il dinamismo di uno stabilimento industriale unico nel suo genere, che dall’apertura alla fine degli anni Venti, non ha mai smesso di operare, resistendo a ben due guerre mondiali e a svariate crisi economiche, ma anche per immergersi in un’oasi naturale dall’incredibile valore naturalistico, quella dello stagno di Santa Gilla, a pochi passi dalle spiagge candide bagnate da uno dei mari più belli d’Europa.


Una riserva naturale nota anche come “stagno di Cagliari”, che con i suoi 15.000 ettari racchiude l’insieme delle zone umide delle Saline di Macchiareddu, il Porto Canale, lo stagno di Capoterra e Sa Illetta, facendo da casa a circa duecento specie di uccelli, tra cui aironi, anatre, barbagianni, cavalieri d’Italia, falchi, gabbiani, cormorani e fenicotteri rosa – in poche parole, un vero e proprio paradiso per gli amanti del birdwatching (e non solo).

La storia delle saline, un esempio senza tempo di simbiosi tra natura e attività umana

Lungi dall’essere soltanto sito di produzione del pregiato ”oro bianco”, le Saline Conti Vecchi sono dunque un esempio lampante, e per molti versi estremamente istruttivo, di come l’industria -intesa sia nella sua accezione originaria di “ingegno”, che in quella di “sistema di produzione di beni”- non debba necessariamente essere concepita come potenza disgregatrice, ma di come possa beneficiare -e in alcuni casi addirittura salvare- un luogo dalla sua stessa rovina.

La storia delle saline cagliaritane affonda infatti le sue radici agli inizi del XX secolo, quando il visionario ingegnere chimico Luigi Conti Vecchi decise di progettare e finanziare un ‘ambizioso progetto volto a trasformare le malsane paludi di Santa Gilla, collocate nella piana meridionale del Campidano, tra i comuni di Cagliari, Assemini, Elmas e Capoterra, in una vasta e produttiva salina, che sarà poi aperta soltanto qualche anno dopo sotto la direzione del figlio.

Se la bonifica di quest’area paludosa richiese un impegno notevole e l’adozione di tecnologie alquanto innovative per l’epoca, il risultato fu la costruzione di una delle più grandi saline d’Italia, un’opera che non solo migliorò le condizioni igienico-sanitarie della zona, ma contribuì significativamente al suo sviluppo economico (e a quello di tutta la regione), creando posti di lavoro e stimolando la crescita industriale di un’area fino ad allora estremamente povera e dotata di scarse -se non inesistenti- infrastrutture industriali.

A poca distanza dalle saline sorse addirittura un villaggio, oggi scomparso, che ospitava le famiglie dei circa cinquecento operai impegnati nelle saline, numero che saliva fino a 1500 durante la stagione di raccolta, che andava approssimativamente da settembre a novembre, creando una vera e propria “comunità del sale”, il cui legame economico e sociale con la salina ha contribuito a plasmare l’identità della comunità locale nel corso dei decenni.

La coltivazione del sale, un processo lento e minuzioso

Al tempo stesso, la coltivazione del sale non ha mai smesso di essere strettamente legata al ciclo della natura e ai suoi ritmi, alla potente azione di vento e sole, che non può essere controllata o modificata dall’uomo, ma soltanto rispettata e osservata. Ecco dunque che il processo produttivo ha inizio in primavera, quando l’acqua del poco distante mare viene immessa nei cosiddetti “bacini evaporanti”, grandi vasche poco profonde e piatte, progettate per massimizzare l’evaporazione dell’acqua tramite l’azione di vento e sole, attraverso la quale si ottiene, per l’appunto, il sale (o, meglio, dei cristalli di sale). Un processo che culmina all’inizio dell’autunno e che da avvio, finalmente, alla raccolta di questo prezioso prodotto.

Una volta che il sale si è cristallizzato e formato sul fondo delle vasche evaporanti, i salinai entrano in azione e, armati di picconi, rompono i cristalli di sale e li raccolgono manualmente. Un lavoro faticoso e richiede una buona resistenza fisica, poiché i salinai devono spesso operare sotto il sole caldo e nelle condizioni ambientali particolari delle saline. Il sale raccolto viene quindi trasportato in apposite aree di stoccaggio o di preparazione per il mercato (talvolta può essere sottoposto a ulteriori processi di purificazione per garantire la qualità e la purezza del prodotto finale).

Un processo lento e minuzioso in un mondo che corre veloce e impetuoso, ma che ha molto da insegnare, soprattutto in un’epoca, come la nostra, in cui appare sempre più chiara la necessità di ripensare il rapporto tra attività antropica e mondo naturale, a lungo ignorato a favore della ricerca della produttività a tutti i costi e dello sviluppo scellerato e ignaro dei delicati equilibri insiti negli stessi elementi naturali che lo rendono possibile in primo luogo.

Le Saline oggi, tra laboratori, degustazioni e aperitivi in musica

Oggi, le Saline Conti Vecchi non sono solo un monumento di archeologia industriale, ma rappresentano un esempio di sostenibilità e valorizzazione del patrimonio storico. Dopo un accurato restauro, il sito è stato aperto al pubblico come museo e area naturale protetta, in collaborazione con il FAI (Fondo Ambiente Italiano). Il museo offre un’affascinante panoramica sulla storia della salina, attraverso documenti, fotografie, attrezzi d’epoca e ricostruzioni multimediali, permettendo ai visitatori di immergersi nella vita dei lavoratori che, con il loro duro lavoro, hanno contribuito alla crescita di questo luogo straordinario.

Ma le Saline Conti Vecchi non sono solo un museo: la produzione di sale continua ancora oggi, utilizzando lo stesso metodo naturale utilizzato all’inizio degli anni Trenta, e mantenendo così viva una tradizione centenaria, svolta in perfetta armonia con l’ambiente circostante, rispettando i cicli naturali e preservando l’ecosistema locale.

Un ambiente che vale anch’esso la pena di essere esplorato, percorrendo i sentieri naturalistici che si snodano tra gli specchi d’acqua e le vasche di evaporazione, ammirando una ricca biodiversità di flora e fauna, tra cui piante alofite che si sono adattate a vivere negli ambienti salini e diverse specie di uccelli migratori che qui fanno tappa durante le loro rotte stagionali, ma anche lo spettacolo del sole al tramonto che si riflette sulle distese di sale, creando sfumature rosate e dorate degne di un dipinto.

Da non perdere anche l’opportunità di partecipare alle degustazioni di questo prodotto particolarmente delicato e ricco di minerali in quanto non viene raffinato, ma estratto per evaporazione, meglio ancora se accompagnato da altre specialità tipiche sarde, in un’esperienza inebriante che permette di apprezzare i sapori autentici della regione in uno scenario di rara bellezza.


Infine, soprattutto durante il periodo estivo, le Saline Conti Vecchi ospitano periodicamente eventi culturali, mostre e laboratori didattici per grandi e piccini che spaziano dall’arte alla scienza, dall’educazione ambientale alla promozione del territorio, nonché le imperdibili “Sere FAI d’estate”, con aperitivi, concerti musicali e tour guidati delle saline al tramonto.

Insomma, la meta perfetta dove organizzare una gita in famiglia o una serata alternativa, prendendosi una pausa dalla frenesia delle località più frequentate, e scoprendo un nuovo volto -uno dei tanti- di questa Isola che non smette mai di stupire.

Forte Village Resort, destinazione perfetta e punto di partenza ideale per esplorare le meraviglie della Sardegna

E quale luogo migliore per iniziare l’esplorazione di questo luogo magico se non il Forte Village Resort, un’oasi di benessere e tranquillità immersa nella splendida cornice della Sardegna meridionale, a pochi passi da alcune delle spiagge più belle dell’isola e a meno di venti minuti dal centro di Cagliari e dalle Saline Conti Vecchi?

Dopo una giornata di avventure nelle saline, il resort accoglie gli ospiti con le sue piscine cristalline, i trattamenti rigeneranti dell’Acquaforte Thalasso & Spa, un’eccellenza nel panorama termale internazionale, e le delizie culinarie dell’ampia rosa di ristoranti gourmet e stellati, tra cui il Belvedere di Giuseppe Molaro la Terrazza San Domenico di Massimiliano Mascia, e il Beachcomber del tristellato Heinz Beck.

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