Parco archeologico di Pranu Muttedu: la Stonehenge del Mediterraneo

Parco archeologico di Pranu Muttedu: la Stonehenge del Mediterraneo

Parco archeologico di Pranu Muttedu: un simbolo della Sardegna preistorica

Il Parco archeologico di Pranu Muttedu sorge nelle campagne del Gerrei, regione della Sardegna sud-orientale, ed è una delle più importanti aree funerarie dall’isola.

Il Parco archeologico di Pranu Muttedu, poco distante dal piccolo e pittoresco centro abitato di Goni, a circa trenta minuti di distanza da Cagliari, è uno dei siti prenuragici più suggestivi della Sardegna e sorge su un’area ricoperta da querce secolari e immersa nei profumi delle essenze tipiche della macchia mediterranea. 

L’area del parco ha un’estensione di circa 200.00 metri quadrati e ospita sessanta menhir, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi, realizzati con l’arenaria locale e di tipo “protoantropomorfo”, a forma ogivale o subogivale e superficie anteriore piana, che rendono il complesso secondo per importanza solo a Biru ‘e Conca, nel comune di Sorgono, dove si contano 200 megaliti. 

Gli scavi effettuati all’inizio degli anni Ottanta ad opera di Enrico Atzeni, archeologo e docente di paleontologia dell’Università degli Studi di Cagliari, hanno portato alla luce numerosi manufatti di diverse tipologie fattura risalenti al Neolitico recente (32000-2800 a.C.) e riconducibili alla cultura di Ozieri, mentre le numerose domus de janas, insieme ai menhir, fanno pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati.

Soprannominato la “Stonehenge sarda”, nonostante sia considerato più antico del sito inglese, il vasto complesso monumentale prenuragico è diviso in più agglomerati: a Nord, in località Su Crancu, sorge l’agglomerato di capanne di riferimento della necropoli, mentre a Sud del villaggio si trovano i sepolcreti di Pranu Muttedu e di Nuraxeddu, eccezionalmente circondati da folti gruppi di menhi – in coppie, in allineamento o presenti all’interno delle stesse tombe – e da costruzioni rotonde di probabile carattere sacrale.

Se ci si sposta ancora verso Sud, sul roccione di Genna Accas, si nota l’omonima necropoli a domus de janas con tre circoli tombali a cui si aggiungono altre strutture particolarmente interessanti come i resti del dolmen ad allée couvert di Baccoi. In genere, i sepolcri sono costituiti da due-tre anelli concentrici di pietre che occasionalmente presentano un paramento gradonato per il sostegno del tumulo, mentre la camera funeraria, alla quale è possibile accedere tramite un corridoio formato da lastroni ortostatici, coperti a piattabanda, è costruita in tecnica sub-ciclopica.

Le celle interne hanno forme diverse, circolari o allungate, in base alle sepolture ospitate e non mancano le ciste monosome dove il defunto veniva introdotto attraverso un portello di forma quadrangolare e deposto rannicchiato. Inoltre, le coperture delle celle erano tabulari o pseudovolta a mensole aggettanti.

La maestosa tomba II è una delle più importanti, con ingresso, anticella e cella funeraria scavati in due diversi blocchi rocciosi appoggiati su una massicciata. Inoltre, nella fine lavorazione della pietra e nel disegno architettonico e planimetrico c’è un richiamo alle sepolture domus de janas. Gli scavi effettuati presso la tomba II hanno riportato alla lucele vestigia dell’antica civiltà Ozieri (Neolitico finale, 3200-2800 a.C.) con attardamenti risalenti al primo Calcolitico (2800-2600 a.C.): vasetti miniaturistici, un pomo sferoide, punte di freccia in ossidiana, uno stiletto e un pugnaletto in selce, un piattello fittile, un’accettina in pietra bianca ed elementi di collana in argento.

Nel territorio di Goni, oltre al Parco archeologico di Pranu Muttedu, è presente un’altra testimonianza della Sardegna preistorica, ovvero il nuraghe Goni, un edificio, monotorre circolare di circa 10 metri di diametro e 8 di altezza che domina dall’alto le verdi valli del Gerrei e il lago Mulargia. Si tratta di uno dei monotorre meglio conservati dell’isola, la cui struttura è realizzata in blocchi di calcare sbozzati e disposti in filari regolari che arrivano fino a tre metri e mezza d’altezza e lasciano poi spazio a lunghe e strette lastre. 

Il Parco archeologico di Pranu Muttedu non è certo l’unico gioiello del vasto patrimonio archeologico sardo che merita una visita: ci sono altri luoghi imperdibili che custodiscono storie, leggende e misteri della Sardegna antica come, ad esempio, la celebre  Nora e il Parco archeologico di Pula.

Come raggiungere il Parco archeologico di Pranu Muttedu?

Il Parco archeologico di Pranu Muttedu è facilmente raggiungibile da Cagliari percorrendo la S.S. 131 Carlo Felice. Al km 21,900 bisogna svoltare a destra e imboccare la S.S. 128 in direzione Senorbì. Raggiunto Senorbì si esce dal centro abitato in direzione Arixi-S. Basilio. 

A questo punto si attraversa prima l’abitato di Arixi e poi quello di S. Basilio per poi uscire dal paese e dopo circa 7 km incontrare il bivio per Goni – Silius e svoltare a sinistra per Goni. A circa 5 km dal bivio, prima di arrivare all’abitato di Goni, sulla sinistra si trova il parco archeologico di Pranu Muttedu.

È possibile visitare i monumenti con orario continuato dalle ore 8:30 alle ore 18:00 nel periodo invernale e dalle ore 8:30 alle 20:00 nel periodo estivo. Il servizio di visita guidata è gratuito e fruibile in diverse lingue: tedesco, inglese e francese. In più all’interno del parco è disponibile un’area attrezzata per i pic-nic e un punto di ristoro nell’area di sosta, dove si possono acquistare souvenir in sughero, ceramica o pietra lavorata, tipici della cultura sarda e realizzati interamente a mano.

I biglietti hanno un costo di 5,00 € per gli adulti, 4,00 € per gruppi di oltre 20 persone e 3,00 € per studenti. La biglietteria è aperta sino a un’ora prima del tramonto e per maggiori informazioni è possibile inviare una email al sito pranumuttedu@tiscali.it, telefonare al numero 380-2662006 oppure visitare il sito web  www.pranumuttedu.com.

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