Is Animeddas: leggende, profumi e sapori della notte di Halloween nel Sud Sardegna
La “Notte delle Anime”, o Is Animeddas, l’Halloween sardo tra tradizione e misticismo
Una festività che da millenni celebra il culto dei morti e che non smette di incantare grandi e piccini con le sue atmosfere magiche, i suoi antichi rituali e i suoi dolci golosi.
In Sardegna, terra ricca non solo di spiagge meravigliose ma anche di tradizioni e riti ancestrali, la festa di Halloween assume un’identità propria, profondamente ancorata nella cultura locale e che porta con sé antichi residui di paganesimo, diventando di Is Animeddas (nota anche come Su bene ‘e is animas nel nord dell’isola, e Su mortu mortu nella zona meridionale),la “festa delle anime”.
Una celebrazione dalle origini incerte e misteriose, che differisce da parte a parte dell’Isola e che affonda le sue radici nella notte dei tempi, che si è in larga parte sviluppata in maniera autonoma e antecedentemente alla ben più celebre versione anglosassone. .
E sebbene oggi sia comune vedere bambini mascherati che girano per le strade chiedendo “dolcetto o scherzetto”, la “festa delle anime” non smette di affascinare grandi e piccini con le sue affascinanti leggende e i suoi rituali, anticamente legati al culto dei morti. Elementi centrali nel patrimonio culturale locale, retaggio delle religioni pagane un tempo prevalenti sull’Isola, che sono riusciti a sopravvivere il passaggio del tempo, evolvendosi in armonia con la diffusione del cristianesimo prima, e con le influenze delle dominazioni straniere dopo, creando quella fusione unica di sacro e profano, comune in molte altre festività popolari isolane, come la Festa di Sant’Efisio e la Corsa degli Scalzi di Cabras.
A causa della sua particolare posizione geografica, isolata dal resto del Continente, il territorio isolano è infatti sempre riuscito a conservare, almeno in parte, il suo assetto identitario e a rimanere immune dalla cristianizzazione che aveva altrove portato alla quasi totale scomparsa degli antichi rituali e delle tradizioni pagane, riuscendo a preservare molte delle sue antiche tradizioni, in un sincretismo unico, difficile da trovare altrove.
Is Animeddas, una festività tra storia e leggenda
Le origini di Is Animeddas risalgono alla preistoria, quando le comunità agricole e pastorali che abitavano l’antica isola di Ichnusa erano solite celebrare il passaggio dalla stagione autunnale a quella invernale con riti propiziatori, una rappresentazione simbolica del rallentamento delle attività agricole e della “morte” temporanea del mondo naturale.
In questo contesto ciclico di vita, morte e rinascita, si credeva che le anime dei defunti tornassero sulla Terra per mettersi in contatto con i vivi e influenzarne, nel bene o nel male, le loro vicende terrene. Nelle antiche comunità sarde, strettamente legate ai ritmi della natura, gli spiriti degli antenati erano infatti percepiti come presenze costanti e potenti, capaci di influenzare i raccolti, il bestiame e la vita quotidiana.
Era quindi fondamentale onorarli e rispettarli, allestendo banchetti, accendendo fuochi e candele per mostrare loro la via, e recitando preghiere e formule magiche, tutti riti che avevano sia una funzione sia propiziatoria, per assicurarsi il favore delle anime buone, che apotropaica, per tenere lontani gli spiriti malevoli.
Tra questi ultime, le Sùrbiles, tremende donne-vampiro che erano solite succhiare il sangue dei neonati, in particolare se non ancora battezzati,le Panas, le anime delle donne morte di parto, che apparivano generalmente in gruppo vicino a ruscelli e fiumi, e le Janas, esseri fatati dalle sembianze di piccole donne che trovano dimora nelle tombe prenuragiche scavate nelle rocce, le cosiddette “Domus de Janas”, che nonostante l’indole tendenzialmente benevola, potevano diventare vendicative con coloro che non dimostrano rispetto del loro incredibile potere. .
Ma le leggende legate al periodo di Halloween non raccontano solo di spiriti e fate, ma anche di persone, come la ricchissima Luxia Rabiosa, una ricca proprietaria terriera che, a causa della sua estrema avarizia, venne trasformata da Dio in pietra, insieme a tutti i suoi beni (secondo i racconti popolari, gli oggetti pietrificati di Luxia sarebbero disseminati in varie zone della Sardegna).
Nel Campidano, si narra invece la storia di Maria Puntaoru, una donna brutta e affamata, morta sognando un piatto di spaghetti: durante la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre il suo fantasma, coperto di stracci e armato di uno spiedo, terrorizza ancora oggi i bambini che hanno mangiato troppi dolci o spaghetti senza riservarne per i defunti. Storie che riflettono la saggezza popolare, mescolata a una buona dose di folklore e superstizione.
Is Animeddas Sardegna, le somiglianze con la festività nordica di Samhain
Lo spirito e i rituali di Is Animeddas hanno molto in comune, in fin dei conti, a quelli legati alla festività anglosassone di Samhain, che nel mondo celtico si festeggiava tra il 31 ottobre e il 1° novembre in onore dell’ultimo raccolto della stagione, momento che per gli antichi rappresentava un momento incredibilmente speciale, una sorta di portale tra il mondo dei vivi e quello dei morti, in cui gli spiriti potevano tornare sulla terra.
Ecco che allora le persone accendevano falò e indossavano maschere e travestimenti spaventosi per confondere gli spiriti maligni e proteggersi da eventuali pericoli, e lasciavano cibo per placare le anime erranti e guadagnarsi la loro benevolenza. Riti mirati non solo per proteggere la comunità dai pericoli soprannaturali, ma anche per creare un legame simbolico con gli spiriti dei defunti, onorandoli e riconoscendo la loro presenza durante questo giorno speciale, in cui le forze soprannaturali sembravano più vicine e presenti.
Con l’avvento del Cristianesimo, molti di questi antichi rituali e usanze pagane vennero progressivamente, sebbene mai del tutto, abbandonati: Samhain si fuse in parte con le nuove celebrazioni religiose, diventando All Hallows’ Eve, la vigilia di Ognissanti (in inglese arcaico, “Hallow” significava santo o persona consacrata). Da questa trasformazione linguistica nasce la moderna “Halloween”, la festa più spaventosa e divertente dell’anno, oggi celebrata e amata in tutto il mondo.
I dolci di Is Animeddas, una golosa tradizione sarda
Una delle tradizioni più suggestive di Is Animeddas era la pratica di lasciare cibo e dolci per le anime dei defunti, che secondo la credenza popolare tornavano sulla Terra per visitare i propri cari.
In molte case sarde, durante la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, si lasciavano tavole imbandite con pane, vino e dolci tipici di Halloween come il su pabassinu (o papassini), golosi biscotti a base di uvetta e frutta secca, le copulettas, una vera prelibatezza a base di mandorle tostate, miele e zucchero, il su pane de s’ou, il tipico pane sardo di semola a forma di coroncina, che racchiude al centro un uovo sodo, e le Ossus de Mortu (“ossa di morto”), dolcetti preparati con farina, zucchero, burro, uova e scorza di limone, che devono il loro nome proprio dalla loro somiglianza con le ossa umane, ma anche cibi più semplici come castagne arrosto o fichi secchi.
Queste offerte avevano una funzione ben precisa: quella di permettere alle anime di nutrirsi e, di conseguenza, benedire la casa. Anche la pratica di accendere candele sui davanzali delle finestre o nei cimiteri faceva parte del rituale, per illuminare il cammino delle anime e guidarle verso le loro dimore.
In alcune comunità dell’entroterra si allestivano inoltre dei veri e propri banchetti, dove i vicini si riunivano per condividere il cibo e raccontare storie sui propri cari defunti, in un’atmosfera di rispetto e raccoglimento. Questo dimostra la dimensione comunitaria, oltre che spirituale, che Is Animeddas aveva, e in parte ha ancora: i riti servivano non solo a onorare i morti, ma anche a rafforzare i legami sociali all’interno del villaggio.
Questo spirito di condivisione si manifestava anche nell’usanza dei bambini di girare di casa in casa recitando antiche formule come Mi das po is animeddas? (in italiano “Mi dai qualcosa per le anime?”), si onada a is animas? (“ci dai per le anime?”) o, ancora, a fagher bene a sos mortos! (“a far bene ai morti!”), raccogliendo dolci e frutta secca da donare alle anime, un rito che è stato tramandato fino ai giorni nostri e che presenta analogie con il moderno “dolcetto o scherzetto” di Halloween.
E sebbene l’influenza globale della festa anglosassone abbia portato in Sardegna nuove usanze, l’antica festività di Is Animeddas continua a essere celebrata in molti paesi della Barbagia, del Campidano, e della zona di Oristano, dove è ancora possibile vedere gruppi di bambini chiedere offerte da dare in dono alle “animelle” sospese fra paradiso e inferno.
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