Dolmen, menhir e monoliti in Sardegna: 10 siti imperdibili da nord a sud dell'isola

Dolmen, menhir e monoliti in Sardegna: 10 siti imperdibili da nord a sud dell’isola

Alla scoperta dei dolmen e delle pietre sacre della preistoria sarda

Da Arzachena a Laconi passando per Mores e Birori, alla scoperta 10 straordinari siti archeologici dove ammirare dolmen menhir e monoliti tra i più antichi e affascinanti della Sardegna

Prima ancora che sorgessero le maestose torri nuragiche, prima dell’alfabeto e della scrittura, la Sardegna preistorica era già teatro di una spiritualità profonda, che prendeva forma attraverso la pietra. Dolmen, menhir, tombe megalitiche e altari rituali costellavano – e ancora oggi costellano – il selvaggio paesaggio dell’isola, testimoniando il rapporto viscerale con la natura, il cielo e il mistero della morte delle comunità locali.

Queste enigmatiche strutture megalitiche – tombe collettive, stele votive, allineamenti cerimoniali – non erano infatti semplici costruzioni ornamentali, ma espressioni di un mondo simbolico e religioso dove il culto degli antenati, l’osservazione del cielo, la sacralità del paesaggio e la vita comunitaria si intrecciavano in una visione del mondo unitaria e potentemente evocativa, frammento tangibile di una memoria collettiva arcaica, una soglia che ci permette di varcare i confini del tempo e accedere a un mondo perduto, fatto di riti antichi, simboli primordiali e conoscenze cosmiche oggi quasi dimenticate.

Le radici megalitiche della Sardegna: dolmen e menhir tra culto, mistero e paesaggio

L’antica isola di Ichnusa conserva alcune tra le testimonianze preistoriche più affascinanti del Mediterraneo: maestose strutture megalitiche che risalgono a culture sviluppatesi tra il Neolitico e l’Eneolitico, ben prima dell’avvento della più nota civiltà nuragica. Tra queste emergono i dolmen e i menhir, imponenti monumenti in pietra che hanno modellato il paesaggio sardo e raccontano ancora oggi un complesso sistema di credenze, riti e conoscenze astronomiche.

I dolmen sono strutture funerarie composte da lastre verticali che sorreggono una copertura orizzontale, creando una sorta di camera sepolcrale. Erano spesso utilizzati per sepolture collettive e legati al culto degli antenati e alla sacralità della terra. Molti dolmen sardi sono orientati secondo criteri astronomici, a dimostrazione della profonda connessione tra queste costruzioni e i cicli cosmici.

I menhir, invece, sono monoliti verticali singoli o allineati, la cui funzione rimane in parte misteriosa. Si ipotizza che potessero servire da marcatori territoriali, simboli di potere, oggetti rituali o persino strumenti di osservazione del cielo. Alcuni presentano incisioni geometriche o antropomorfe, suggerendo un legame con culti della fertilità o rappresentazioni di divinità arcaiche. Qualunque fosse il loro scopo, questi monoliti restano tra i simboli più potenti della spiritualità preistorica sarda.

Menhir e dolmen Sardegna: 10 luoghi imperdibili da visitare

La Sardegna è un vero e proprio scrigno di testimonianze preistoriche, dove menhir e dolmen raccontano storie di antiche civiltà e rituali millenari. Questi monumenti megalitici, disseminati in tutta l’isola, non sono solo straordinarie opere di ingegneria primitiva, ma anche luoghi carichi di mistero e spiritualità.

Scopriamo insieme quali sono i dieci siti imperdibili per chi desidera immergersi nella Sardegna più ancestrale e autentica.

1. Dolmen di Ladas – Luras (SS)

Nel territorio granitico di Luras, ai margini settentrionali dell’entroterra gallurese, sorgono i dolmen di Ladas e Ciuledda, costruiti intorno al 2800–2500 a.C. Il Dolmen di Ladas è il meglio conservato e si compone di una grande lastra orizzontale che poggia su due ortostati laterali, formando una cella rettangolare coperta, probabilmente usata per inumazioni collettive. Entrambi si distinguono per la precisione nell’intaglio e nell’incastro delle pietre granitiche, testimoniando abilità tecniche notevoli, considerando le conoscenze tecniche per lo più ancora rudimentali dell’epoca. Il sito è immerso in un paesaggio agreste punteggiato da olivastri centenari e rocce modellate dal vento.

2. Allineamenti di Biru ‘e Concas – Sorgono (NU)

Un sito eccezionale per estensione e concentrazione, Biru ‘e Concas – situato nella porzione occidentale del Gennargentu – ospita oltre 200 menhir, distribuiti lungo lievi pendenze collinari e piccoli pianori. Alcuni sono semplici stele lisce, altri incisi con armi stilizzate o simboli che rappresentano figure maschili e femminili: esseri sacri, probabilmente antenati divinizzati o entità cosmiche. L’orientamento prevalente dei menhir è est-ovest, e alcuni sono allineati in direzione dei solstizi e degli equinozi, suggerendo una funzione astronomico-rituale. Il sito ha restituito anche frammenti ceramici e focolari rituali, prova di un uso prolungato come luogo cerimoniale. L’ambiente naturale che circonda il sito – un bosco di querce da sughero – contribuisce a rendere l’esperienza ancora più mistica.

3. Menhir di Monte Corru Tundu – Villa Sant’Antonio (OR)

Immerso nella silenziosa campagna dell’Alta Marmilla, il menhir di Monte Corru Tundu è uno dei più alti e maestosi dell’isola, con i suoi 5,75 metri di altezza. Realizzato in tufo trachitico locale, questo monolite eretto durante il Neolitico finale (tra il 3200 e il 2850 a.C.) presenta una forma affusolata e levigata, con un lato più tondeggiante e uno piatto, che lascia intuire una possibile valenza antropomorfa. Oltre alle sue impressionanti dimensioni, il menhir colpisce per la posizione strategica ai piedi del monte da cui prende il nome: un punto probabilmente scelto per la visibilità sul territorio circostante e per la sua funzione simbolica o rituale, forse legata al culto degli antenati o alla delimitazione di spazi sacri.

4. Menhir di Corte Noa – Laconi (OR)

Nel cuore basaltico del Sarcidano, il sito archeologico di Corte Noa custodisce una serie di menhir di straordinaria fattura, alti fino a 3 metri, in trachite rossa o basalto grigio, molti dei quali presentano tratti antropomorfi molto evidenti. Si distingue una figura maschile con elmo e naso marcato e una figura femminile con seni scoperti: l’espressione di un dualismo sacro legato alla fertilità e al ciclo della vita e della morte. L’area, oggi immersa in un parco naturalistico, ospita anche resti di capanne e strutture cerimoniali, suggerendo un complesso cultuale articolato, non solo legato alla deposizione dei morti, ma anche a rituali stagionali.

5. Dolmen di Motorra – Dorgali (NU)

Situato su una lieve altura che domina la valle del Cedrino, il Dolmen di Motorra è costruito interamente in pietra basaltica e si compone di otto lastre verticali rettangolari che formano le pareti della camera funeraria, sormontate da una grande lastra di copertura dalla forma irregolare, che funge da tetto. Il dolmen è stato utilizzato come sepolcro collettivo, come confermano i resti ossei e i materiali ceramici rinvenuti all’interno durante gli scavi archeologici. La sua posizione dominante sulla valle e la robustezza della costruzione suggeriscono un ruolo importante nelle comunità neolitiche locali, sia come luogo sacro che come punto di riferimento simbolico e territoriale. L’orientamento verso sud-est, in direzione del sorgere del sole, suggerisce inoltre un probabile collegamento a significati astronomici e rituali.

6. Dolmen di Sa Coveccada – Mores (SS)

Situato nel cuore della regione storica e geografica del Meilogu, quello di Sa Coveccada è uno dei dolmen più ampi e complessi della Sardegna. Il monumento si presenta con una camera sepolcrale a forma trapezoidale, lunga circa 5 metri e larga circa 2,20 metri, sormontata da una lastra orizzontale che funge da copertura. Il dolmen era probabilmente coperto da un tumulo di terra, oggi scomparso, che ne celava la forma megalitica. Numerosi reperti rinvenuti nel sito, come frammenti di ceramica decorata e strumenti litici, attestano un uso funerario collettivo databile al IV millennio a.C. Interessante è anche la presenza di segni di ristrutturazioni nel corso del tempo, suggerendo che il luogo avesse un valore rituale duraturo per le comunità neolitiche della zona.

7. Menhir e statue di Monte Prama – Cabras (OR)

Monte Prama è uno dei siti più rilevanti per la preistoria sarda, noto per i suoi grandi menhir e soprattutto per le statue in arenaria che raffigurano figure umane stilizzate, uniche nel panorama mediterraneo. I menhir di questa zona non sono semplici monoliti, ma spesso sono associati a queste statue guerriere, arcieri e pugilatori – noti come i “giganti” – che possono raggiungere i 2 metri di altezza. Questi reperti, datati intorno al 1100-900 a.C., indicano una cultura nuragica che attribuiva grande importanza alla rappresentazione di figure eroiche o divine, probabilmente connesse a pratiche funebri o di culto. La tecnica di lavorazione della pietra e la posizione strategica sulla piana di Cabras, vicino alle saline di Mistras, suggeriscono un contesto sia simbolico che territoriale, dove i monoliti delimitavano spazi sacri o aree di controllo sociale.

8. Menhir di S’Uraki – Sant’Antioco (SU)

I menhir di S’Uraki si trovano in un contesto paesaggistico molto suggestivo, su un’altura che si affaccia sul mare di Sant’Antioco. Questi monoliti in granito si distinguono per le loro dimensioni imponenti e per le incisioni antropomorfe, probabilmente rappresentazioni stilizzate di figure umane o divinità. Il sito sembra aver avuto una funzione simbolica legata alla protezione del territorio o a pratiche rituali connesse al ciclo della vita e della fertilità, viste anche le tracce di ritualità ritrovate nelle vicinanze, come offerte votive e ceramiche. Inoltre, la posizione dominante dei menhir poteva avere un ruolo di controllo visivo del territorio e delle vie di comunicazione marittime.

9. Dolmen di Monte Maone – Benetutti (SS)

Poco distante dal centro abitato di Benetutti, si erge il dolmen di Monte Maone, uno degli esempi più interessanti di architettura funeraria preistorica della Sardegna. Il monumento, risalente al Neolitico recente (cultura di Ozieri), si compone di una camera sepolcrale rettangolare lunga circa 1,75 metri, preceduta da un piccolo atrio trapezoidale. La particolarità di questa struttura è l’uso combinato di pietre infisse e roccia madre, integrando così l’elemento naturale con la costruzione antropica. Probabilmente originariamente coperto da un tumulo, il dolmen custodiva sepolture collettive, come testimoniato dai resti archeologici rinvenuti nelle vicinanze. La sua posizione isolata lo rende un luogo carico di spiritualità, perfetto per chi cerca un’esperienza autentica e meditativa lontano dai circuiti turistici più battuti.

10. Stele di Boeli – Arzachena (SS)

La Stele di Boeli, nota anche come anche Sa Perda Pintà (in italiano, “pietra disegnata”) è sicuramente un reperto unico nel suo genere – non un semplice menhir o stele, perché si tratta di una lastra sottile e piatta, piuttosto che di un grande monolite eretto verticalmente. Ciò che la rende ancor più particolare è il fatto che la parte conficcata nel terreno è decorata con motivi a cerchi concentrici, segno che l’intera lastra, sia quella visibile che quella interrata, era parte integrante del suo significato simbolico e rituale. Questo elemento suggerisce un uso più complesso e forse più intimo rispetto ai classici menhir, conferendo alla Stele di Boeli un ruolo speciale nelle pratiche religiose e culturali delle comunità preistoriche sarde. La stele stessa si trova in una zona ricca di nuraghi e altri monumenti megalitici, che compongono un vasto paesaggio sacro, da scoprire pietra dopo pietra.

Dolmen, menhir e sogni a cinque stelle: vivi la magia della Sardegna e del Forte Village Resort

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