Che cos’è l’architettura sostenibile? Caratteristiche degli edifici green
Definizione, caratteristiche e vantaggi dell’architettura sostenibile
Un approccio culturale prima ancora che un insieme di tecniche e materiali, l’architettura sostenibile (o bioarchitettura) si propone di cambiare il modo in cui concepiamo e viviamo gli spazi interni, rendendoli non solo più efficienti, ma anche più compatibili con l’ambiente in cui sono inseriti.
Di sostenibilità si parla tanto, soprattutto negli ultimi anni, tanto che la ricerca di stili di vita più attenti alle esigenze dell’ambiente e dei suoi abitanti, umani e non, è ormai da tempo entrata a pieno diritto tra le priorità di imprese e aziende di vario tipo.
Non fa eccezione il settore abitativo, che secondo i dati ufficiali della Commissione Europea sarebbe responsabile di oltre il 36% delle emissioni di gas serra dell’Unione e utilizzerebbe circa il 40% dell’energia consumata in tutti i Paesi che ne fanno parte.
Senza contare che, adottando una prospettiva più olistica, è evidente come la progettazione e costruzione di nuovi spazi ed edifici non può esimersi -per sua stessa natura- dal modificare, in maniera più o meno marcata, l’ambiente esterno nel quale questi si andranno a inserire. Se questo è in larga parte inevitabile, la buona notizia è che è però possibile agire sul modo in cui l’azione antropica si innesta in un determinato territorio e sulle esternalità ambientali, sia negative che positive, che questa ha e avrà sul lungo periodo.
Il fulcro della questione si sposta così dal voler eliminare completamente l’impatto del settore delle costruzioni sull’ambiente, cosa pressoché impossibile, a cercare di minimizzarlo e integrarlo con gli ecosistemi circostanti, prendendo in considerazione la loro sopravvivenza presente e futura.
Questo è proprio lo scopo dell’architettura sostenibile, anche conosciuta come bioarchitettura o architettura bioecologica.
L’architettura sostenibile, o bioarchitettura: un nuovo modo di concepire gli spazi che abitiamo
Un approccio progettuale che mira a creare edifici e spazi urbani ecologicamente responsabili, efficienti dal punto di vista energetico e socialmente consapevoli. E che, nel farlo, tiene conto degli impatti ambientali, economici e sociali generati lungo l’intero ciclo di vita di un edificio, dalla progettazione alla demolizione, ponendo particolare attenzione a come questo si inserisce e può coesistere con gli altri elementi presenti nel contesto esterno.
Per dirla con le parole dell’architetto spagnolo Luis de Garrido Talavera, da anni uno dei massimi proponenti di questo approccio, l’architettura sostenibile altro non è che “quella che soddisfa le esigenze dei suoi occupanti, in qualsiasi momento e luogo, senza compromettere il benessere e lo sviluppo delle generazioni future“.
Ecco quindi che adottare un approccio sostenibile all’architettura significa saper conciliare gli aspetti funzionali e formali di un edificio, senza dimenticare fin dalle prime fasi del progetto le esigenze del contesto ambientale e sociale che questo andrò a “occupare”.
In questo modo, l’efficienza energetica e ambientale e il miglioramento della salute, del comfort e della qualità di vita degli abitanti smettono di essere obiettivi perseguiti singolarmente e diventano parte di un progetto più grande, per molti versi “olistico”, perseguibile attraverso l’integrazione nell’edificio di strutture e tecnologie appropriate.
Efficienza energetica, benessere e compatibilità ambientale: caratteristiche e tecnologie degli edifici sostenibili
I dati della Commissione Europea dipingono un’immagine alquanto nefasta del settore abitativo: oggi oltre il 75% degli immobili presenta un certo grado di inefficienza, soprattutto da un punto di vista energetico e di inquinamento ambientale. Efficienza energetica e neutralità climatica stanno così diventando un imperativo nella costruzione di nuovi edifici, così come nella ristrutturazione di quelli già esistenti.
Negli ultimi anni sono stati realizzati numerosi progetti di architettura sostenibile e socialmente responsabile in tutto il mondo, che dimostrano chiaramente come unire in modo sinergico comfort e sostenibilità sia non solo possibile, ma anche conveniente per entrambe le parti coinvolte -da un lato, l’ambiente e, dall’altro, i committenti.
Diversi sono gli elementi che accomunano tutti questi progetti, e che possiamo identificare come i pilastri di quell’approccio -in primis culturale e poi pratico- al mondo della progettazione edilizia noto come “architettura sostenibile” o “bioarchitettura”.
Tra le caratteristiche distintive degli edifici biocompatibili troviamo quindi:
- L’attenzione per l’orientamento dell’abitazione, che determina il soleggiamento e/o ombreggiamento prodotto dalle preesistenze all’interno dei diversi ambienti esterni e interni, ma anche la possibilità di sfruttare la ventilazione naturale o i raggi solari per garantire l’autosufficienza energetica dello stabile;
- L’utilizzo di materiali e tecnologie in grado di interagire e integrarsi agevolmente con l’ambiente e con le sue caratteristiche peculiari, in piena linea con i principi del cosiddetto “design bioclimatico”;
- La predilezione, ove possibile, di fonti di energia rinnovabili come pannelli solari, turbine eoliche o altre tecnologie che riducono la dipendenza dalle fonti di energia non rinnovabile:
- L’uso di tecnologie avanzate per l’isolamento termico, di finestre a bassa emissività, di sistemi di riscaldamento e raffreddamento ad alta efficienza energetica, dell’illuminazione a LED, e di dispositivi a basso consumo idrico, come rubinetti a basso flusso e toilette a doppio scarico, che permettono di ridurre l’impronta carbonica e idrica dell’edificio, nonché ridurre i costi di gestione dello stesso;
- La selezione di materiali a basso impatto ambientale, ovvero riciclabili, riciclati o provenienti da fonti sostenibili, come legno da fonti certificate FSC (Forest Stewardship Council) e isolanti a basso impatto ambientale tra cui fibra di cellulosa, lana di pecora, sughero o schiuma rigida a base di materiali riciclati;
- La riduzione degli scarti di produzione, resa possibile sia dalla scelta di materie prime durevoli e di alta qualità, che dal riutilizzo delle stesse;
- Il miglioramento della qualità dell’aria interna attraverso l’installazione di sistemi di ventilazione naturale, la scelta di materiali non tossici e la riduzione delle emissioni da prodotti chimici;
- L’impegno verso il benessere e le esigenze in continuo mutamento degli occupanti, che si traduce nella progettazione di spazi più flessibili e adattabili a eventuali riorganizzazioni, riducendo così la necessità di demolizione e ricostruzione;
- Il coinvolgimento della comunità locale nella pianificazione e nell’implementazione delle soluzioni di architettura sostenibile, funzionale a promuoverne la consapevolezza e un senso di responsabilità condivisa;
In definitiva, un approccio olistico, in cui gli aspetti tecnici e l’utilizzo di specifici materiali non possono essere separati da una visione globale e integrata dei diversi fattori -ambientali, sociali, culturali e psicologici- che sottendono l’abitare un determinato luogo.
Oltre a questo, ogni oggetto e elemento architettonico “sostenibile” deve essere tale non solo da un punto di vista funzionale, ma anche formale, e dunque comunicare con la propria immagine e con le sensazioni evocate una consapevolezza ecologica più ampia.
Questi stessi principi architettonici possono poi essere trasposti su scala più vasta per progettare spazi urbani in cui i principi della sostenibilità non sono applicati soltanto al grado di efficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture che permettono il funzionamento della realtà cittadina, ma sono anche fortemente integrati nella vita comunitaria.
L’architettura sostenibile parte integrante della visione del Forte Village Resort
Oltre a edifici celebri come il Crystal di Londra, l’One Angel Square di Manchester, le Shanghai Tower e il Bahrain World Trade Center, anche il Forte Village, resort di lusso situato a cavallo tra il verde smeraldo della macchia mediterranea e l’azzurro turchese del mare del Sud Sardegna e premiato più volte come “Best Green Hotel in the World” ai “World Travel Awards”, mira a integrare i principi della sostenibilità e dell’attenzione per l’ambiente all’interno delle sue strutture e della sua ricca offerta di servizi per il benessere, la ristorazione e l’intrattenimento. Non a caso, il motto “We are green” è la sintesi perfetta dell’anima del Forte Village
La visione del Forte Village si traduce, in primo luogo, nel rispetto per la ricca biodiversità naturale che fa da sfondo al Resort, che vanta oltre cinquemila specie vegetali, il cui rispetto è assicurato da un team di ottanta giardinieri che lavorano a stretto contatto con le autorità locali su progetti di conservazione che hanno l’obiettivo di tutelare una tra le zone più biodiverse della costiera sarda, e passa poi per l’introduzione di sistemi per la raccolta differenziata, l’installazione di lampadine a LED nei giardini e in tutte le camere da letto e di impianti solari, termici e fotovoltaici che assicurano l’autosufficienza energetica e idrica della struttura.
Al tempo stesso, la maggior parte degli ingredienti utilizzato nelle cucine del Forte Village proviene da fattorie e attività di pesca locali o è coltivato direttamente nell’orto presente all’interno del Resort, che garantisce ogni giorni prodotti freschi, biologici e a km zero, mentre tante sono le iniziative volte a diffondere la cultura della sostenibilità, come la campagna Fishing for Litter (“pescare i rifiuti”), realizzata in collaborazione con Ogyre, startup italiana che porta avanti l’ambizioso obiettivo di mantenere pulito il mare di Sardegna grazie anche al coinvolgimento attivo delle comunità locali di pescatori.
Infine, fiore all’occhiello del Forte Village è l’Hotel Business School, un progetto in collaborazione con la Luiss Business School di Roma e rivolto a studenti italiani e stranieri che mirano a diventare futuri professionisti del settore luxury hospitality, in cui forte è l’accento sulla diffusione di una cultura della sostenibilità e la valorizzazione dei prodotti e delle conoscenze locali.
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