Sardegna nuragica: il suggestivo santuario di Sant’Anastasia
Sardegna nuragica: il santuario di Sant’Anastasia, eco di culti preistorici
Nel cuore del paese di Sardara, tutto il fascino della Sardegna nuragica si svela nel santuario di Sant’Anastasia e nel suo pozzo sacro.
Il profondo legame della Sardegna con il suo importante passato nuragico si svela nel cuore del paese di Sardara, a una cinquantina di chilometri da Cagliari, nel Medio Campidano.
Proprio qui, infatti, sorge il suggestivo santuario nuragico di Sant’Anastasia, che prende il nome dalla chiesetta vicina che poggia le sue fondamenta sull’antico insediamento e il cui primo impianto si fa risalire al 500 d.C.: per la sua costruzione, vennero impiegati anche materiali provenienti dagli edifici nuragici.
L’area archeologica, insieme al Santuario di Santa Vittoria, è una delle più importanti della Sardegna nuragica e oggi ci consente di ammirare con i nostri occhi quello che era un vasto insediamento dell’epoca: gli scavi, nel tempo, hanno riportato alla luce un ampio recinto curvilineo che si snoda in gran parte al di sotto delle attuali abitazioni di Sardara.
Il sito, utilizzato sia a scopo religioso che civile dall’Età del Bronzo alla Prima Età del Ferro e frequentato anche in periodi successivi, presenta, all’interno del recinto, i resti di numerose capanne, tra cui vale la pena citare la “capanna 5” e la “capanna 1”.
La “capanna 5”, con due grandi nicchie rettangolari e un bancone-sedile, era dotata, al centro, di una colonnina di arenaria sormontata da due dischi, avente la funzione di supporto a un altare dalla forma di torre nuragica.
Inoltre, in prossimità dell’ingresso, una fossa rettangolare scavata nel bancone di roccia custodiva un orcio colmo di manufatti in bronzo: molto probabilmente, si trattava di una capanna adibita a “sala riunioni” per i capi del villaggio, realizzata tra la fine del XI e l’inizio del X secolo a.C. Dinanzi alla “capanna 1”, invece, è stato rinvenuto uno “scodellone fittile” con all’interno lingotti della tipologia “ox-hide”, dismessi nell’Età del Ferro.
I reperti sono conservati nel Museo archeologico cittadino di Villa Abbas e presso il Museo archeologico nazionale di Cagliari dove è possibile ammirarli per continuare l’emozionante viaggio indietro nel tempo.
Ma non è tutto: all’ingresso degli scavi archeologici, da vedere anche Casa Pilloni, antica abitazione il cui impianto principale dovrebbe risalire indicativamente al XVII secolo. Lo stile è campidanese, con gli ambienti tipici della case rurali quali il granaio, il pagliaio e le stalle.
Centro culturale dove spesso vengono organizzate mostre sul territorio e le sue tradizioni, ospita la biglietteria e uno shop corner dove acquistare libri e artigianato locale.
Il pozzo sacro di Sant’Anastasia, fulcro del sito unico in tutta la Sardegna
L’area ha il suo fulcro nel grande e suggestivo pozzo sacro, in origine posto all’interno della Chiesa di Sant’Anastasia, scavato per la prima volta dall’archeologo Taramelli nel 1913: in quell’occasione, la facciata della chiesa fu smontata e spostata di qualche metro per consentire l’accesso al pozzo dall’esterno.
Il pozzo ha una lunghezza di 12 metri, orientato in direzione nord-est, sud-est e costruito con blocchi in basalto e calcare. Consta di una camera circolare scavata nel suolo in profondità e coperta da una cupola a tholos, a cui si accede seguendo una scalinata di 12 gradini.
In epoca recente, era conosciuto come funtana de is dolus, “fontana dei dolori” poichè alimentato da una sorgente sotterranea, Sa Mitzxedda, le cui acque erano ritenute curative e in grado di guarire tutti i mali del corpo: era, quindi, un luogo di pellegrinaggio per sofferenti e malati che qui rivolgevano le loro speranze alla divinità femminile delle acque.
Oggi, un apposito meccanismo prosciuga la falda acquifera consentendo ai visitatori di scendere fino in fondo al pozzo per ammirarne la struttura solida e semplice.
Si ritiene che all’esterno vi fosse un altare per celebrare i riti religiosi mentre all’interno della chiesa si trova un altro pozzo nuragico votivo, inserito inizialmente in una capanna del villaggio, ricco di numerose offerte databili tra il Bronzo finale e il VII sec. a.C.
Il complesso archeologico di Sant’Anastasia è la meta perfetta per immergersi nell’affascinante epoca nuragica in Sardegna e rivivere il misterioso culto delle acque all’interno di uno dei templi a pozzo più rilevanti della Preistoria sarda.
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Foto di: Monumenti Aperti