Mamoiada: il paese dei Mamuthones
Mamoiada: una terra ricca di storia e cultura nel cuore della Barbagia
Mamoiada, il paese del Mamuthones, è un affascinante borgo che fa parte della IX Comunità montana Nuorese, dista circa 15 km da Nuoro ed è situato a 644 metri sul livello del mare nella parte più interna della Barbagia di Ollolai, una regione storica della Sardegna centrale, al confine tra il massiccio del Gennargentu e il complesso montuoso del Supramonte.
Ricco di sorgenti naturali e corsi d’acqua che alimentano terreni adibiti alla coltura o al pascolo, il territorio di Mamoiada fu abitato in epoca prenuragica, nuragica e romana: lo testimoniano le numerose tracce antropologiche e i reperti archeologi ritrovati nella zona, come la pietra votiva, il nuraghe, il menhir, il dolmen, le domus de janas e le chiese.
La Sa Perda Pintà, ossia “la pietra dipinta”, meglio nota come Stele di Boeli, è senza dubbio uno dei monumenti più interessanti di Mamoiada e secondo gli studiosi risale alla cultura di Ozieri, ossia al Neolitico finale (circa 3500 a.C.). Questa stele megalitica, ritrovata per caso nel 1997 durante i lavori effettuati all’interno di un giardino privato, è una lastra di granito di forma irregolare, alta quasi tre metri, larga più di due e spessa circa mezzo.
La Stele di Boeli, che ricorda le lastre diffuse nell’area dei Celti (Scozia, Irlanda, Corsica, Galles e Bretagna) presenta una sezione piano concava e una superficie ben lavorata nella parte nella parte posteriore, mentre quella anteriore è decorata con una serie di cerchi concentrici (da un minimo di due a un massimo di sette) incisi intorno a una coppella centrale e attraversati da un’incisione rettilinea che termina con un’appendice arcuata. Completano la decorazione 23 coppelle di varie dimensioni, la maggior parte con diametro di venti centimetri, che si concentrano nella parte superiore e inferiore sinistra del monumento.
Le incisioni che caratterizzano Sa Perda Pintà sono ricollegabili ai culti legati della fertilità e al ciclo di morte e rinascita delle stagioni, tuttavia secondo alcuni studi i simboli sono riconducibili anche culto della dea Madre.
Altri luoghi di interesse particolarmente degni di nota sono la chiesa di Loreto, costruita probabilmente intorno al 1600 e con una cupola ricca di affreschi, e il santuario dei santi Cosma e Damiano, situato sul suggestivo altopiano di Marghine e circondato da una cinquantina di casette per i pellegrini (umbissìas).
Carnevale di Mamoiada: le maschere simbolo della tradizione sarda
Il suggestivo carnevale mamoiadino, insieme alla festa di Sant’Efisio, è una delle più antiche manifestazioni popolari della Sardegna e ogni anno attira turisti da ogni parte dell’isola e del mondo.
Le grandi protagoniste del carnevale di Mamoiada sono le celebri e misteriose maschere dei Mamuthones e degli Issohadores diventate negli anni non solo un elemento folkloristico di rilevo, ma un vero e proprio simbolo del paese. Le due figure si distinguono sia per i vestiti che per il modo di muoversi all’interno di quella che sembra più una solenne processione che una tipica sfilata di carnevale.
I Mamuthones sono uomini che indossano una maschera antropomorfa (visera), realizzata in legno e di colore nero, assicurata al viso tramite cinghie in cuoio e contornata da un fazzoletto, vestono con pellicce scure (mastruca) e hanno una serie di campanacci (carriga) appesi alla schiena. Queste maschere fanno la loro prima apparizione il 17 gennaio di ogni anno in occasione della festa di Sant’Antonio Abate.
L’origine dei Mamuthones è ancora oggi controversa: le testimonianze orali attestano che i Mamuthones sfilavano già nel XIX secolo e secondo Marcello Madau, archeologo dell’accademia di Belle arti di Sassari, mancano fonti scritte che testimoniano la presenza delle celebri maschere in tempi lontani. Tuttavia, alcuni studiosi sostengono che il rito risalga all’età nuragica, mentre altri difendono l’idea che ci sia un legame con i riti dionisiaci.
Gli Issohadores, invece, sono uomini con il volto coperto da una maschera bianca e vestiti con larghi pantaloni e una camicia di tela, entrambi di colore bianco, bottoni in oro, sopraccalze di lana nera (cartzas), scarponi in pelle (su husinzu) e un corpetto rosso (curittu). L’abbigliamento degli Issohadores è soprannominato dagli anziani di Mamoiada veste ‘e turcu (vestito da turco).
L’Issohadore indossa anche un copricapo, detto berritta, e a tracolla porta una cinghia in pelle e stoffa dove sono appuntati piccoli sonagli (sonajolos), mentre legato alla vita, con la parte variopinta che scende lungo la gamba sinistra, ha uno scialle con bellissimi ricami, e una fune (soha). Con la soha, l’Issohadoreche cattura le giovani donne in segno di buon auspicio, per augurare buona salute e fertilità, oppure gli amici scelti tra il pubblico, in particolare le autorità, per augurare un buon lavoro. In passato ad essere catturati erano i proprietari terrieri, come augurio di una buona annata, ed essi per sdebitarsi dell’onore ricevuto offrivano in cambio vino e dolci.
La sfilata del carnevale mamoiadino inizia con i Mamuthones che si muovono lentamente e scuotono i campanacci mediante un colpo di spalla, mentre il capo Issohadore dà il ritmo alla danza e gli altri Issohadores, che si muovono con passi più agili e leggeri, lanciano la propria fune per catturare le giovani donne.
Il gruppo è composto tradizionalmente da 12 Mamuthones e 8 Issohadores con i primi disposti in due file parallele e i secondi che si sistemano in posizione di avanguardia, retroguardia e sui fianchi esterni delle due file di Mamuthones. Il capo Issohadore, invece, resta in posizione centrale in modo che i Mamuthones possano vedere bene i suoi movimenti.
Le maschere dei Mamuthones e degli Issohadores, insieme ad altre maschere di diversi paesi europei, si possono ammirare al Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada aperto dal martedì alla domenica, dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. Dal mese di maggio e fino ad ottobre, il museo osserva gli stessi orari ed è aperto anche il lunedì.
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