Is Zuddas: alla scoperta delle grotte dolomitiche di milioni di anni fa

Is Zuddas: uno straordinario capolavoro della natura

Lo straordinario patrimonio paesaggistico e naturalistico della Sardegna è uno dei motivi che ha reso l’isola famosa in tutto il mondo e tra i mille tesori dell’antica Ichnussa un posto importante spetta sicuramente alla grotta di Is Zuddas.

La grotta di Is Zuddas si trova nella parte sud occidentale dell’isola nel territorio del comune di Santadi situato nel Basso Sulcis, a sud ovest di Cagliari da cui dista circa 60 km.

Si tratta di un vero e proprio regno sotterraneo creato dall’incessante azione dell’acqua che all’interno del monte Meana, un massiccio costituito da rocce dolomitiche risalenti a 530 milioni di anni fa, ha formato un complesso reticolo di cavità carsiche unico al mondo.

Is Zuddas si compone di diverse sale, vere e proprie cattedrali ipogee collegate tra loro da gallerie e cunicoli, che si distinguono l’una dall’altra per le dimensioni e le diverse tipologie di bellissime e imponenti concrezioni. All’interno delle grotta, infatti, è possibile ammirare stalattiti e stalagmiti, stalattiti a formazione tubolare, colate, canule e le rare aragoniti aghiformi che ricoprono le pareti della cavità.

L’aragonite è un materiale costituito da carbonato di calcio neutro (CaCO3) e appartiene a un gruppo di minerali carbonatici detti “gruppo dell’aragonite”. Si tratta di un minerale coinvolto nel processo di dolomitizzazione che all’interno della grotta di Is Zuddas si presenta in due diverse forme: aragoniti aciculari e aragoniti eccentriche.

Le prime, soprannominate dagli speleologi “fiori di grotta”, sono grossi ciuffi di cristalli che ricordano degli aghi. Le aragoniti eccentriche, invece, sono formazioni filiformi che si sviluppano in ogni direzione e sembrano quasi dei “fili impazziti” indifferenti alla forza di gravità e dalle forme davvero originali. Questo secondo tipo di aragonite si concentra soprattutto nella Sala delle Eccentriche, dove ricopre la volta e le pareti della grotta.

La Sala delle Eccentriche segna il punto di arrivo della visita alla grotta di Is Zuddas la cui durata è di circa un’ora. Scopriamo insieme quali sono le altre meraviglie che si possono incontrare lungo il percorso alla scoperta di uno dei tesori più belli e suggestivi della Sardegna.

Is Zuddas: il percorso attraverso le sale della grotta

Sul finire degli anni Sessanta, la grotta di Is Zuddas fu utilizzata come cava per l’estrazione di alabastro calcareo ma all’inizio del decennio successivo, grazie all’intervento degli esperti dello Speleo Club Santadese, si provvide alla chiusura e al controllo della cavità.

In seguito, e più precisamente nel 1985, la grotta fu definitivamente aperta al pubblico dopo i lavori per la sistemazione del percorso turistico lungo 500 m.

All’interno della grotta la temperatura costante è di 16 gradi con un tasso di umidità vicino al 100% e nella parte iniziale della cavità si possono osservare i resti scheletrici del Prolagus sardus, ovvero il prologo sardo, un lagoforme delle dimensioni simili a quelle di una lepre estintosi circa 400 anni fa e presente solamente in Sardegna e in Corsica.

L’ingresso principale di Is Zuddas è quello creato artificialmente dai cavatori nel 1968 mentre la piccola apertura che costituisce l’ingresso naturale è stata murata per sicurezza.

Una volta entrati, dopo aver percorso pochi metri, si possono osservare sul soffitto i resti del prologo sardo per poi procedere verso la prima sala della grotta dove sono ancora visibili le ferite provocate dagli esplosivi utilizzati per l’estrazione del marmo.

Qui si possono ammirare le imponenti concrezioni, stalattiti, stalagmiti e il magnifico pavimento costituito da un’unica grande colata sulla quale è stata ricavata una scalinata che conduce a una colata stalattitica le cui forme ricordano quelle di una medusa.

Dopo una decina di metri si giunge in una sala di medie dimensioni in cui si notano accumuli di argilla mentre sono quasi del tutto assenti le concrecazioni. Proseguendo lungo il percorso, prima dell’ingresso di un condotto naturale, si può osservare la frattura di circa 20 m di altezza che corrisponde al passaggio scoperto dagli speleologi nel 1971.

Percorrendo il condotto, lungo circa 30 m, si arriva alla magnifica Sala dell’Organo il cui nome si deve alla presenza di una colonna stalatto-stalagmitica che ricorda il tipico strumento musicale a canne. Alla base della colonna si trovano formazioni di tipo coralloide mentre a destra sono presenti delle formazioni di crollo e cedimenti causati da fenomeni legati all’attività vulcanica recente.

Nella sala si possono osservare anche delle stalattiti a forma tubolare, dette speleologicospaghetti, delle formazioni di aragoniti aciculari e aghiformi il cui colore varia dal bianco al grigio chiaro, e la colata più alta della grotta dall’altezza pari a circa 60 metri. Inoltre, all’interno della Sala dell’Organo ogni anno viene allestito un presepe con le sculture in trachite create dall’artista sardo Giovanni Salidu.

Dopo aver attraversato un breve tunnel si arriva alla maestosa Sala del Teatro scoperta nel 1971, ricca di stalagmiti e colate dai colori variabili. Sul lato sinistro della sala parte un cunicolo a pozzo, profondo circa 20 m, che termina nell’unico ambiente dove è presente l’acqua di falda.

Una volta ripercorsa la Sala dell’Organo si giunge alla meravigliosa Sala delle Eccentriche, un luogo magico in cui le concrezioni di aragonite eccentrica ricoprono sia la volta che le pareti, regalando all’ambiente un’atmosfera fiabesca che lascia senza fiato.

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